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Maleducazione radicale

Stella Nyanzi a Kampala, Uganda, il 21 settembre 2021. (Sumy Sadurni, Afp)

Una vignetta dell’autore satirico Gado la ritrae a cavallo di un toro che ha la faccia del presidente ugandese Yoweri Museveni, al potere da 36 anni: Stella Nyanzi impugna una penna e la usa per infilzare i testicoli del toro. Il disegno esprime bene come il capo di stato e tutte le autorità ugandesi vedono Nyanzi: una spina nel fianco.

Antropologa, scrittrice e attivista femminista e lgbt+, dal novembre 2018 è stata in carcere sedici mesi per aver pubblicato una poesia in cui parlava della vagina della madre di Museveni. “Lotto per la libertà”, dice di sé in una poesia. In effetti la sua libertà di parola non ha limiti (“La gentilezza è stata fatta prigioniera. Quindi a volte tutto ciò che devi dire è ‘vaffanculo’”, afferma Nyanzi), ma la sua “maleducazione radicale”, come la definisce lei stessa, cominciata come forma di dissenso anticoloniale e poi rivolta contro l’élite al potere per chiedere conto del suo operato, le è costata cara.

Dall’inizio del 2022 Nyanzi vive con i suoi tre figli a Monaco, in Germania, dove ha ottenuto la borsa di studio Writers-in-exile del Pen center Germania, che sostiene gli scrittori perseguitati.

Stella Nyanzi sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 1 ottobre insieme al poeta zimbabweano Sam Ndlovu e alla giornalista senegalese-statunitense Selly Thiam, in un incontro moderato da Francesca Sibani di Internazionale.

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