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Le conseguenze della guerra in Ucraina sul mondo arabo

Un mercato a Sanaa, nello Yemen, 28 febbraio 2022. (Mohammed Huwais, Afp)

La guerra in Ucraina potrebbe avere gravissime ripercussioni sul mondo arabo. I paesi del Medio Oriente e del Nordafrica sono i più grandi importatori di grano al mondo. L’80 per cento del grano necessario alla produzione del pane – elemento chiave della dieta dei più poveri – proviene dall’Ucraina o dalla Russia. La guerra in Europa rischia di far precipitare il mondo arabo nella penuria alimentare.

Nella dieta dei paesi del mondo arabo si mangia il triplo del pane rispetto alla media mondiale, e per le fasce più povere si tratta di un apporto energetico essenziale: in arabo egiziano pane si dice aish, che è anche sinonimo di vita. Dall’inizio della guerra in Ucraina, le prime pagine di tutti i giornali arabi descrivono scenari catastrofici sulle prossime “guerre del pane”.

“L’Europa teme di perdere il suo accesso al gas russo che riscalda il freddo continente”, scrive il giornale Independent Arabia. “La maggiore parte dei paesi del Medio Oriente e del Nordafrica, in testa l’Egitto, teme invece per il suo principale mezzo di sussistenza, il pane”.

La guerra in Ucraina svela la forte dipendenza dalle importazioni alimentari di tutti i paesi arabi, come rilevato dalla Fao: Yemen, Libia e Libano importano rispettivamente il 22, il 43 o il 60 per cento del loro consumo totale di grano dall’Ucraina. Lo stesso vale per l’Iraq, da decenni legato al programma Oil for food, e per tutti i paesi del Maghreb.

Nove mesi di riserve
L’Egitto è il più grande importatore di grano al mondo con circa 13,6 milioni di tonnellate annue, che servono a colmare il gigantesco divario tra la produzione locale (che ruota intorno agli otto milioni di tonnellate) e i consumi, che potrebbero raggiungere i 23 milioni di tonnellate, secondo un rapporto del dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti citato da Independent Arabia.

Il sito egiziano El Ain ha provato a fare le prime previsioni basandosi sui dati ufficiali dei ministeri dell’agricoltura di Russia e Ucraina. Mostra che se le esportazioni di grano russo e ucraino fossero interrotte a causa della guerra, “verrebbero perse 692,5 miliardi di pagnotte nell’anno”.

Il portavoce del governo egiziano, Nader Saad, ha già annunciato che lo stato “non potrà più comprare allo stesso prezzo precedente alla crisi” anticipando un incremento del prezzo del pane. Per “il 70 per cento degli egiziani che ricevono cinque pezzi di pane sovvenzionati al giorno è una notizia devastante”, spiega Al Rai Al Youm.

Secondo il governo, l’Egitto ha ancora nove mesi di riserve per nutrire i suoi 102,2 milioni di abitanti. In Libano, invece, scrive il sito Nabd, l’ultima scorta è sufficiente per circa un mese e mezzo. Dopo l’esplosione del 4 agosto 2020, il porto di Beirut ha perso i suoi silos e non è più possibile immagazzinare grandi quantità di grano. Provando a tranquillizzare la popolazione, il 25 febbraio il ministro dell’economia Amin Salam ha affermato che sono in corso lavori per trovare un’altra fonte di importazione, tra cui potrebbero esserci Stati Uniti, Canada, India e alcuni paesi europei.

Il cambiamento climatico peggiora ulteriormente la situazione nella regione

Per lo Yemen, già sull’orlo della carestia nel 2021 secondo la Banca mondiale, dopo sette anni di guerra il pane era già un lusso mentre la maggior parte delle persone non può permettersi un’alimentazione di base. La guerra in Ucraina sta per assestare il colpo finale.

Prima dell’inizio della guerra, la Siria produceva grano sufficiente a sfamare la sua popolazione, ma i raccolti sono crollati con il conflitto e hanno portato a una maggiore dipendenza dalle importazioni. Il regime di Damasco è un fedele alleato di Mosca, che lo ha sostenuto militarmente durante la guerra, e così anche la Siria è diventata dipendente dalle importazioni dalla Russia. L’agenzia di stampa governativa Sana ha già annunciato un razionamento alla popolazione.

David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale, che si occupa delle emergenze alimentari nel mondo, spiega in un appello pubblicato su Twitter che la stessa organizzazione dell’Onu dipende dell’area Ucraina-Russia, che “fornisce metà dei cereali dell’agenzia. La guerra avrà così un impatto drammatico” per le riserve del programma e per i paesi in emergenza a cui deve andare in aiuto.

Mancanza di acqua
Un fattore che peggiora ulteriormente la situazione è l’impatto del cambiamento climatico sulla regione. Il Marocco ha attraversato nel 2021 la peggiore siccità della sua storia e il paese è “a secco”, scrive in copertina il settimanale Tel Quel che spiega che quest’anno il regno non ha potuto assicurare il minimo di produzione locale. La vicina Algeria ha perso il 40 per cento della sua produzione a causa del clima arido. Come in Medio Oriente, i principali fornitori di grano del Maghreb sono Ucraina e Russia, preceduti dalla Francia. In Tunisia, al momento in forte crisi economica, le navi che trasportavano grano si sono rifiutate di scaricarlo nel porto di Sfax perché non erano state pagate, riportava la tv tunisina Nessma a dicembre.

In Iraq, gli effetti del cambiamento climatico si sommano alla penuria d’acqua: nel 2018, i livelli del fiume Tigri sono diminuiti vertiginosamente dopo la costruzione di diverse dighe in Turchia e questo ha portato a una forte riduzione della produzione di grano. Nel 2022, data la mancanza di terre irrigabili, l’Iraq dovrà importare ancora più grano e a causa del calo del prezzo del petrolio lo stato avrà grandi difficoltà nel sovvenzionare il pane ai più poveri, spiega The National.

Un’analisi di Rami Zurayk, professore di agricoltura all’American university del Cairo, spiegava nel 2011 la centralità del pane nelle rivoluzioni della primavera araba e il motivo per cui i paesi della regione erano arrivati a essere così dipendenti dalle importazioni:

Le cosiddette rivolte del pane si verificano regolarmente dalla metà degli anni ottanta, a causa delle politiche proposte dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale. Tra queste c’erano la riduzione dei sussidi agricoli e l’incentivazione della produzione di frutta e verdura per l’esportazione, a scapito dell’investimento nella produzione locale di grano.

Per i governi della regione, la crisi alimentare potrebbe ben presto diventare un importante problema politico oltre che economico. Le tre parole scandite durante le rivoluzioni arabe undici anni fa erano: libertà, dignità e pane. La rivoluzione tunisina del 2011 era cominciata in molte regioni come una rivolta del pane, e la più recente rivoluzione in Sudan del 2019, che ha fatto cadere il dittatore Omar al Bashir, era cominciata subito dopo che il prezzo del pane era triplicato.

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