×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

A che punto è il nuovo ponte di Genova e chi dovrà gestirlo

I lavori per il nuovo ponte di Genova, 26 giugno 2020. (Massimo Lovati, Agf)

Il nuovo ponte di Genova, costruito su progetto di Renzo Piano dopo il crollo del viadotto il 14 agosto 2018, sta per essere ultimato. A poco meno di due anni dall’incidente in cui sono morte 43 persone, non c’è ancora una data per l’inaugurazione, ma le ipotesi più probabili dicono che tra l’1 e il 10 agosto la struttura sarà aperta al traffico.

Il tema centrale è uno: chi dovrà gestirlo? Una lettera della ministra delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli – inviata il 6 luglio al sindaco di Genova e commissario straordinario Marco Bucci – dice che sarà Autostrade per l’Italia (Aspi), almeno fino a quando non gli sarà revocata la concessione che ha per la gestione di gran parte della rete autostradale italiana.

L’eventuale revoca è uno dei nodi della faccenda. È per questo che la decisione della ministra – presa per non ritardare l’apertura del viadotto sul Polcevera – ha creato dei malumori all’interno del governo. Il Movimento 5 stelle, uno dei principali partiti di maggioranza, aveva infatti chiesto la revoca della concessione fin dalle prime ore dopo il crollo del ponte, accusando l’azienda di negligenza nei controlli e nella manutenzione.

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte il 9 luglio ha detto che “la procedura di revoca è stata avviata”, mentre oggi si apprende che l’esecutivo avrebbe dato ad Aspi un ultimatum: o entro il fine settimana presenterà una proposta per rivedere le tariffe e prevedere più controlli e manutenzioni, o gli sarà revocata la concessione.

La sentenza della corte costituzionale
Le notizie della lettera di De Micheli e quella sull’ultimatum sono arrivate poco dopo un’importante sentenza della corte costituzionale che segna un ulteriore sviluppo nella vicenda.

L’8 luglio scorso la consulta ha stabilito che non è stato incostituzionale escludere Aspi dai lavori di costruzione del nuovo ponte. La corte si è pronunciata sui sei ricorsi sollevati dall’azienda al tribunale amministrativo regionale (Tar) della Liguria. E ha stabilito che la decisione del legislatore di “non affidare ad Autostrade la ricostruzione del ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del ponte stesso”.

La consulta ha poi ritenuto che non è stato illegittimo obbligare Aspi a far fronte alle spese di ricostruzione.

La concessione
Per capire meglio quello che sta succedendo oggi è bene fare un passo indietro e ricostruire un po’ della storia di Aspi e della concessione che gli è stata affidata.

Nata nel dopoguerra come una delle società che facevano capo all’Istituto per la ricostruzione industriale, Autostrade per l’Italia è stata privatizzata nel 1999. La sua attività principale è la gestione in concessione e la manutenzione di numerose tratte autostradali in Italia. Oggi fa parte del gruppo Atlantia, il cui principale azionista è la famiglia Benetton.
Aspi gestisce circa tremila chilometri di autostrade. La scadenza della concessione è il 31 dicembre 2038. L’ultima proroga è avvenuta nel 2014 e ne ha esteso la validità per altri 24 anni.

Come ogni altra concessione può essere revocata in base all’articolo 176 del codice degli appalti. I motivi possono essere diversi: “Per inadempimento dell’amministrazione aggiudicatrice o (…) per motivi di pubblico interesse”, oppure “per inadempimento del concessionario”.

In caso di revoca lo stato dovrebbe pagare ad Aspi i ricavi “prevedibili” fino alla scadenza del contratto. Secondo una stima riportata dal Sole 24 Ore, questa cifra oscilla tra i quindici e i venti miliardi di euro. A meno che, governo e azienda non trovino un accordo.

Il nuovo ponte
“Semplice e parsimonioso, ma non banale. Sembrerà una nave ormeggiata nella valle; un ponte in acciaio chiaro e luminoso. Di giorno rifletterà la luce del sole e assorbirà energia solare e di notte la restituirà. Sarà un ponte sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi”. Sono le parole dell’architetto Renzo Piano per descrivere il nuovo ponte. A costruire il nuovo viadotto è stata la Pergenova Scpa, una società consortile per azioni costituita da Fincantieri infrastructure e Salini impregilo.

Il ponte è costituito da un’impalcatura in acciaio, con una travata della lunghezza di 1.067 metri costituita da 19 campate. La struttura, su cui sono installati anche dei pannelli fotovoltaici, è sorretta da 18 pile in cemento armato di sezione ellittica.Robot e metodi all’avanguardia saranno utilizzati per il controllo e la manutenzione.

pubblicità