16 agosto 2018 17:27

“Per gli italiani è una metafora del marciume che c’è al cuore dello stato e delle istituzioni. Perché dietro alla tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova si nasconde una terribile verità”, scrive Nicholas Farrell sul quotidiano britannico The Daily Telegraph. “Secondo gli esperti, in Italia centinaia, forse migliaia di ponti sono trappole mortali. E come succede, specialmente al sud, che delle palazzine di appartamenti crollino per fughe di gas, così non è raro che il declino delle infrastrutture causi la perdita di vite umane. Per risistemare le infrastrutture del paese servirebbe una montagna di investimenti, ma l’Italia è prigioniera dell’euro e ha un debito pubblico che equivale al 132 per cento del pil e costa 80 miliardi all’anno di interessi”.

Il sito ungherese 444.hu critica invece il tentativo del ministro dell’interno Matteo Salvini di addossare la responsabilità della tragedia alle istituzioni europee. “L’Italia ha già incassato il via libera dell’Unione europea a spendere dieci miliardi di euro per lo sviluppo delle sue infrastrutture. L’Ue ha anche sottolineato che questi investimenti erano necessari. Anche a Genova si era parlato della questione, con particolare riferimento al ponte Morandi. Ma il più convinto oppositore degli investimenti in infrastrutture è stato proprio il Movimento cinque stelle. La classe politica italiana, di tutte le tendenze politiche, deve smetterla di incolpare gli altri per i propri fallimenti, chi si tratta dei migranti, dell’Unione europea o dell’euro”.

“Già che prima che le vittime fossero identificate”, aggiunge il quotidiano belga De Morgen, “Salvini aveva già trovato il colpevole: l’Europa. Chi altri sennò? Che razza di persona, di piccolo demonio, potrebbe sfruttare questo momento di cordoglio per la propria misera guerra politica? Le dichiarazioni di Salvini sono ridicole, troppo semplicistiche e pensate unicamente per guadagnare qualche punto presso gli elettori. Il punto è che il populismo di estrema destra è tornato in auge alla grande in Italia. Lo abbiamo già scritto e lo scriveremo ancora: Matteo Salvini è la dimostrazione che le gang di estrema destra mantengono la loro mentalità da gang anche quando arrivano al governo”.

“Lo scaricabarile dopo il disastro”.

Il quotidiano bulgaro 24 Chasa si sofferma invece sulla questione della nazionalizzazione dell’infrastruttura autostradale del paese. “I pedaggi delle autostrade italiane sono tra i più alti in Europa. E i soldi vanno dritti nella tasche della famiglia Benetton. Una soluzione al problema potrebbe essere quella di rimetter la gestione delle autostrade nella mani dello stato e studiare una specie di Piano Marshall per rimettere in sicurezza le infrastrutture del paese, in gran parte costruite tra gli anni sessanta e settanta”.

L’incidente di Genova, scrive il Guardian, ha anche ha sollevato nuovi dubbi sullo stato delle strade e dei ponti in tutti i paesi d’Europa. “In Francia, per esempio, dopo che uno studio commissionato dal governo ha stabilito che un terzo dei ponti stradali del paese ha bisogno di riparazioni e che 841 di essi sono a rischio, il ministero dei trasporti ha ufficialmente dichiarato che la rete viaria del paese è in ‘condizioni critiche’. In Germania, invece, un rapporto dell’Istituto federale di ricerca sulle autostrade ha reso noto che che solo 12,4 per cento dei ponti tedeschi è in cattivo stato, ma anche che appena il 12,5 per cento è in buone condizione. Molti dei ponti oggi in funzione sono stati costruiti tra gli anni sessanta e settanta e non sono stati pensati per sopportare l’attuale traffico di mezzi pesanti”.

“L’incidente di Genova”, scrive il quotidiano tedesco Westfälische Nachrichten, stampato a Münster, “non ha solo messo fine alla vita di decine di persone e cambiato l’esistenza ai loro amici e familiari. Ci riguarda tutti. Nei prossimi mesi tutti ci sentiremo un po’ a disagio attraversando un ponte, piccolo o grande, e tutti proveremo un senso di liberazioni quando capiremo – come mille altre volte in precedenza – che non è successo nulla. E abbiamo certamente molte ragioni per essere preoccupati. Solo il 12 per cento dei 40mila ponti tedeschi, infatti, è in buone condizioni. La prossima volta che ci troveremo imbottigliati nel traffico per dei lavori di manutenzione in autostrada, invece di spazientirci dovremo rallegrarci, perché vorrà dire che si sta facendo qualcosa per la nostra sicurezza”.

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