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Il maschilismo di Donald Trump brilla con Shakespeare

Il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali statunitensi Donald Trump durante un comizio a Carmel, in Indiana, il 3 maggio 2016. (Aaron P. Bernstein, Reuters/Contrasto)

L’idea che Donald Trump diventi il prossimo presidente degli Stati Uniti non è più un’allegoria grottesca alla Hieronymus Bosch. È una possibilità incombente, reale, che ha già fatto nascere il sito Maple Match per gli statunitensi che cercano partner in Canada per andarsene dal paese.

L’accoppiamento è uno dei temi di La bisbetica domata di William Shakespeare, in scena in questi giorni al Public theater a Manhattan. “Non è mai facile trasporre l’ethos e la politica dei tempi di Shakespeare, ma quest’opera è stata particolarmente difficile per me”, spiega il direttore artistico del teatro, Oskar Eustis, che finora si era sempre rifiutato di produrla o dirigerla. “La considero un’opera che rappresenta un mondo misogino e ci chiede di celebrare la sottomissione della donna, quindi non avevo mai trovato la chiave giusta per presentarla”.

Tuttavia, la versione proposta dalla regista Phyllida Lloyd ha fatto cambiare idea a Eustis. Il testo misogino è rimasto intatto, ma la scelta di un cast composto da sole donne ha creato un sottotesto sovversivo che ridicolizza i protagonisti uomini, mostrandoli come mafiosi e suprematisti del sud.

La scena iniziale, un concorso di bellezza che cita immagini vecchie di decenni di umiliazione delle donne, è un’allusione chiara a Trump. Come tutti sanno, il magnate era il proprietario di vari concorsi di bellezza. Non è stato lui a inventare la cultura della donna oggetto, ma è stato tra i più bravi a sfruttarla per fare soldi. Secondo la versione femminista di un’opera misogina, Trump non è una mutazione grottesca ma il semplice anello di una catena statunitense, o forse soltanto maschile.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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