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La fine degli esami

Studenti palestinesi nel cortile di un liceo a El Bireh, in Cisgiordania, il 27 marzo 2017. (Abbas Momani, Afp)

Mercoledì l’eco degli spari ha riempito la valle sotto casa, e dalla scuola del quartiere si è alzata una nuvola di polvere. Un allarme ha cominciato a suonare. Poi il rumore degli spari è arrivato anche da quartieri più lontani. Sparare in aria è uno dei modi con cui gli studenti palestinesi festeggiano l’uscita dei risultati degli esami per il diploma. Questa pericolosa tradizione è stata vietata, e le pistole sono spesso sostituite da petardi. I ragazzi più tranquilli salgono sulle auto – in numero decisamente superiore al consentito – e girano per strada suonando il clacson e agitando le braccia o sporgendosi dai finestrini.

Il 67,4 per cento dei 71.237 studenti che hanno sostenuto gli esami ha ottenuto il diploma. Nei prossimi mesi molti di loro si iscriveranno all’università. Ma le prospettive di trovare lavoro sono scarse, sia nella Striscia di Gaza sia in Cisgiordania. Le limitazioni agli spostamenti imposte da Israele paralizzano l’economia. La settimana scorsa ho incontrato il figlio di amici. Ha studiato economia ad Amman e ha lasciato un lavoro in banca per tornare a casa. È in cerca di impiego da sei mesi.

“Sono usciti gli annunci per quaranta posti in due ministeri”, mi ha detto. “Si sono presentati in 40mila”. Mi ha parlato di due suoi ex compagni dell’università, figli di persone importanti. “Non sono più bravi di me, i loro voti erano più bassi dei miei. Allora perché hanno già un lavoro sicuro nel settore pubblico e un’auto?”. Mentre parlava aveva le lacrime agli occhi.

Questa rubrica è stata pubblicata il 14 luglio 2017 a pagina 26 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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