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Storie da approfondire

La costruzione di un insediamento israeliano a Ramot, in Cisgiordania, gennaio 2017. (Ronen Zvulun, Reuters/Contrasto)

Si avvicina il momento di spedire la rubrica, ma la pagina è ancora bianca. Per ogni idea che mi viene in mente trovo sempre un motivo per non approfondirla.

  1. È stata diffusa una registrazione audio in cui si sente il figlio del primo ministro israeliano offrire la sua ex ragazza come partner sessuale ad alcuni amici, aggiungendo che suo padre ha fatto di tutto per far approvare un contratto sul gas grazie al quale il padre di uno di loro si è molto arricchito. Contro: probabilmente ne hanno già parlato i giornali italiani.
  2. Un ragazzo del campo profughi di Shuafat mi ha aiutato a sistemare la batteria dell’auto. Contro: la storia è troppo personale.
  3. La storia di come sono andata e tornata da Susiya con la macchina che rantolava e saltellava. Un meccanico nato a Gaza me l’ha aggiustata in due minuti, senza farmi pagare. “Ballava come a una festa”, ha detto. Pro: storia carina su un uomo di Gaza. Contro: ci sono questioni più urgenti.
  4. Nuovi scontri con i militari a un checkpoint, dopo vari giorni di calma. Contro: dovrei andare là per parlarne, ma evito volentieri i gas lacrimogeni.Un colono di un avamposto illegale, particolarmente violento, è stato ucciso e Nablus è assediata dalle forze dell’ordine che danno la caccia ai sospetti. La miglior vendetta, ha detto uno dei ministri, è costruire più insediamenti e legalizzare quell’avamposto. Contro: non ne posso più di scrivere della strisciante colonizzazione israeliana.

(Traduzione di Francesca Sibani)

Questa rubrica è stata pubblicata il 12 gennaio 2018 a pagina 30 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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