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Le reazioni in tutto il mondo all’attentato contro Charlie Hebdo

Continuano le manifestazioni, veglie e vignette in solidarietà con le vittime e per difendere la libertà di espressione. Dal governo francese e da privati anche finanziamenti al settimanale per non fermare la pubblicazione

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Il mondo musulmano non è contro la Francia

Non è una cosa da poco. Gli ultimi fatti ci parlano di dieci morti in Niger, dove 49 chiese e molti negozi dei cristiani sono stati dati alle fiamme. Ma anche senza fare questa contabilità le manifestazioni nel mondo islamico contro la Francia e contro la prima pagina dell’ultimo numero di Charlie Hebdo sono vergognose e insopportabili.

Prima di tutto queste manifestazioni sono umilianti per i paesi musulmani dove non abbiamo ancora visto la gente scendere in strada per denunciare i barbari dello Stato islamico che hanno ridotto in schiavitù gli yazidi o i mille colpi di frusta a cui è stato condannato un blogger saudita colpevole di aver chiesto un aggiornamento dell’islam.

Evidentemente i manifestanti usano due pesi e due misure, ma non dobbiamo esagerare la loro importanza. Diversamente da quanto accaduto ai tempi della pubblicazione delle vignette su Maometto decisa dal giornale danese, stavolta non è il mondo musulmano a ribellarsi, ma solo le sue frange ai margini. Non ci sono boicottaggi contro la Francia come c’erano stati contro la Danimarca. Le autorità religiose hanno scelto una linea moderata, criticando (ma non condannando) la prima pagina di Charlie Hebdo accusandola semplicemente di non contribuire a calmare gli animi.

Almeno per il momento non c’è nessun attacco frontale del mondo musulmano contro la Francia o contro Charlie (come invece era accaduto alla Danimarca). Lasciando da parte il Niger, che tra l’altro ha manifestato più contro un governo impopolare alleato della Francia che contro la Francia stessa, dov’è che i cortei hanno superato le centomila persone?

In Russia, o più precisamente in una delle repubbliche musulmane della federazione, la Cecenia. Ma in questo caso parliamo di un paese dove le velleità indipendentiste sono state schiacciate con il pugno di ferro da Putin e che oggi è guidato da Ramzan Kadyrov, uno spietato affarista agli ordini del Cremlino. Kadyrov ha evidentemente cercato di legittimarsi presentandosi come un buon musulmano oltraggiato e organizzando una manifestazione il cui successo deriva anche dal fatto che è molto rischioso disobbedire ai suoi ordini e che il Cremlino ha lasciato fare per sostenere, senza grandi rischi, il suo uomo a Grozny.

Altrove sono stati gli islamisti più radicali a controllare le manifestazioni, senza mai riuscire a mettere in atto una vera dimostrazione di forza. A cominciare da Teheran, dove davanti all’ambasciata francese non c’erano più di duemila persone e dove la popolazione disprezza i jihadisti.

In definitiva non è accaduto niente di drammatico, anche se resta aperto un interrogativo: Charlie Hebdo ha sbagliato a ripubblicare in prima pagina una caricatura del profeta (per nulla offensiva, anzi abbastanza benevola)? A questa domanda possiamo rispondere in due modi: potremmo dire che non è stato particolarmente saggio dare ai jihadisti l’occasione per ribadire che l’occidente ridicolizza l’islam, ma allo stesso tempo potremmo sottolineare che Charlie non poteva cedere sul diritto alla blasfemia dopo averlo pagato con il sangue. Entrambi i punti di vista sono razionali e validi. Ma la scelta spettava a Charlie Hebdo e solo a Charlie Hebdo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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