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Un giornale per telefonare

Sempre di più, anziché meglio. Privilegiare a tutti i costi la quantità rispetto alla qualità. Abbiamo già parlato dell’importanza delle immagini digitali nello sviluppo del mercato degli smartphone. Ma alcuni fatti recenti in Francia dimostrano che questi piccoli dispositivi di uso quotidiano rischiano di farci dimenticare che sono stati creati innanzitutto per telefonare.

Il proprietario della Société française du radiotéléphone (Sfr), Patrick Drahi, ha acquisito, negli ultimi anni, il quotidiano Libération, il settimanale L’Express oltre a una decina di testate varie tra cui L’Expansion, Studio Ciné Live, Lire, Mieux vivre votre argent, Classica e Pianiste. L’ultima idea dell’uomo d’affari franco-israeliano (e residente in Svizzera) per arginare l’emorragia di vendite e di denaro della carta stampata è quella di associare l’abbonamento ad alcune testate a un contratto telefonico. In prospettiva, Drahi vede la possibilità di far crescere gli abbonati ai suoi quotidiani e ai suoi periodici da qualche migliaio a diverse centinaia di migliaia, o forse di più.

Non è dato sapere cosa succederà ai contenuti di queste riviste e di questi quotidiani, ma la situazione è già abbastanza surreale. Andrà a finire che dovremo abbonarci a un giornale per poter telefonare! E la rivista a cui ci siamo abbonati tramite contratto telefonico cosa ci darà come regalo di benvenuto? Ovviamente uno smartphone. O magari un tablet.

Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2016 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “Un giornale per telefonare”. Compra questo numero| Abbonati

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