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Vecchi modelli

Tu che hai la fortuna di essere un uomo, come sopravvivi nel mondo delle mamme dei compagni di scuola dei tuoi figli? –Silvia

Le mamme che frequento io sono una versione decisamente più estrema di quelle che ci sono in giro. Da quando ho lasciato l’Italia, infatti, mi sono ritrovato a vivere tra le famiglie di espatriati che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono composte da un papà che lavora e una mamma che ha lasciato tutto per seguire la carriera del marito. Le donne si ritrovano così a vivere in una bolla ferma agli anni sessanta, dove le poche che lavorano sono considerate il nemico. “È arrivata una nuova famiglia dall’Olanda”, esclama Jo nella caffetteria della scuola internazionale a Copenaghen, e poi aggiunge in tono cupo: “Lei però lavora”, spegnendo l’entusiasmo di tutte. È una di “quelle”, cioè le donne che trascurano i figli in favore della propria ambizione.

Ovviamente per le mamme che lavorano le altre sono delle povere fallite che passano la giornata a litigare su chi farà la rappresentante di classe. E così le due fazioni si fanno la guerra tutto l’anno, fin quando, verso maggio, avviene il miracolo e le mamme magicamente si alleano tutte contro una: quella che decide di fare il regalo alla maestra per conto suo. Io, che più che la fortuna di essere uomo ho quella di essere gay, e quindi il naturale migliore amico di ogni donna, me le tengo tutte amiche sfoggiando un’ironia tagliente e dispensando improbabili consigli di bellezza. Aderendo così anch’io al modello di omosessuale fermo agli anni sessanta.

Questa rubrica è stata pubblicata il 6 ottobre 2017 a pagina 16 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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