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Parla con lui

Oliver Rossi, Getty Images

Quando mio padre quasi ottantenne è stato ricoverato con il covid, nella testa mi sono frullate un sacco di cose, tra cui il fatto che forse non l’avrei più rivisto. Ma il destino ce l’ha restituito, e oggi vorrei che il mio rapporto con lui fosse più profondo. Da dove posso cominciare? –Edoardo

L’idea che tu voglia migliorare il rapporto con il tuo papà quasi ottantenne è illuminante e commovente, e fa sperare che questa pandemia possa davvero lasciare in ognuno di noi un piccolo slancio a essere migliori, a vivere meglio il tempo, a godere delle piccole cose. Tuo padre, come il mio, appartiene alla generazione del babyboom, per molti versi fortunata, ma all’epoca la sfera emotiva degli uomini era ancora molto limitata. Rispetto a noi, passavano meno tempo con i figli ed erano meno liberi di esprimere le loro emozioni e le loro debolezze, e di parlare di sé.

Sarebbe bello se cominciassi a chiedere a tuo padre che ragazzo è stato, che paure ha avuto, come si è sentito quando sei nato tu, qual è stato il momento più difficile della sua vita e quale il più bello. Insomma, prova a conoscerlo in un modo diverso, trascendendo il rapporto padre-figlio e cercando di capirlo come uomo. L’occasione può essere creata attraverso una nuova abitudine, come fare una passeggiata o un pranzo solo voi due un paio di volte al mese, appena sarà possibile. Non sarà facile uscire dal canale di comunicazione che avete avuto in tutti questi anni, all’inizio sarà perfino imbarazzante, ma ti permetterà di conoscere tuo padre sotto una nuova luce e di rendere più completo il vostro rapporto.

Questo articolo è uscito sul numero 1402 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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