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Non ci sono più i funerali di una volta

Getty Images

Quando si arriva a una certa età, ci si abitua al fatto che le cose non sono più com’erano un tempo. Dubito però che qualcosa sia cambiato quanto il modo in cui i britannici affrontano la morte. Fino a qualche anno fa le persone entravano nelle loro tombe dopo una solenne cerimonia funebre, intrisa di pietà religiosa, alla quale partecipava gente vestita di nero, con canti, preghiere e alcune parole prevedibili pronunciate da un prete sul significato dell’esistenza. Una cerimonia, nei suoi tratti essenziali, immutata da quando il mio tris-tris nonno venne sepolto nel 1725. Nel 2021 le cose però non funzionano così. Basta andare a un funerale britannico per scoprire che non è solo stato reso più laico e personale, ma si cerca anche di aggiungere un po’ di umorismo all’occasione. Alcune di queste novità sono forse dovute alle volontà del defunto, altre sono l’invenzione di parenti benintenzionati ma maldestri. Il successo della cosa è inevitabilmente difficile da valutare.

Alla più grande impresa di pompe funebri del Regno Unito negli ultimi anni è stato chiesto di organizzare un funerale in uno zoo, in un tepee e, dio ce ne scampi, in un McDrive. Spesso l’azienda si è trovata a mettere in piedi funerali a tema supereroi (con il cadavere travestito), a dipingere il feretro con i colori di una squadra di calcio, a decorarlo con un motivo leopardo per le donne. La stessa impresa può fornire un carro funebre in forma di calesse di vetro con cavalli piumati che lo trainano (un mezzo di trasporto spesso associato ai boss della criminalità) o qualcosa di più modesto, come una motocicletta con sidecar.

La reinvenzione dei funerali convenzionali ha un prezzo: oggi il costo medio di una funzione nel Regno Unito è di 10.700 euro

La lista va avanti. Le lapidi a forma di pallone da calcio sono popolari, così come le pietre tombali a forma di orsacchiotto. E poi ci sono le cose che i parenti chiedono di mettere dentro le bare per accompagnare i cari nel loro viaggio verso l’ignoto. Tra gli oggetti che ho notato di recente ci sono una gamba finta (probabilmente attaccata al corpo del defunto quando era in vita), un telefono (nel dubbio che qualcuno risponda?), un catalogo per gli acquisti online, un manico di scopa, e – il mio preferito – una confezione di cibo d’asporto cinese. Mi sono chiesto, con i toast di gamberi o no? Si tratta, immagino, di un semplice aggiornamento di quel genere di cose con cui venivano sepolte le mogli dei capotribù anglosassoni – il pettine d’avorio, il fermaglio preferito, le coppe di ceramica sigillata. Questa reinvenzione dei funerali convenzionali ha un prezzo: oggi il costo medio di una funzione nel Regno Unito è di 10.700 euro.

La mia esperienza di funerali – anche se fortunatamente priva di cerimonie a tema supereroi – ormai è vasta. Ho tenuto il discorso funebre di più amici e colleghi di quanti avrei voluto. Il mio consiglio, se si tratta di persone che conoscevate bene, è di raccontare le vostre esperienze con loro (un po’ di censura è necessaria, per non infierire sul dolore delle vedove o dei vedovi), e di evitare di ritrarli come dei santi. Niente è meno convincente di un omaggio che fa credere che a essere sepolto sia san Francesco d’Assisi, e non un contabile di Sheffield con un caratteraccio. Con le persone che non conoscevate bene, la cosa migliore è fare delle ricerche e pronunciare quello che è, di fatto, un necrologio da giornale. Il più impegnativo che ho fatto è stato un elogio funebre per il marito di un’amica di mia moglie, un uomo che conoscevo a malapena. Non mi ha aiutato il fatto che si fosse suicidato lanciandosi dalla cima di un parcheggio a più piani. Ho fatto i compiti, ho scritto quello che dovevo e ho preso la precauzione di leggerlo alla vedova un giorno prima della cerimonia.

Ma la principale sorpresa che ho avuto a un funerale, alcuni anni fa, è stata quando la famiglia del mio più caro amico mi ha chiamato e mi ha chiesto di dirigere la cerimonia. Ma come, ho risposto, non bisogna essere un prete o una persona autorizzata? A quanto pare no. Secondo il diritto britannico, se la persona che officia si occupa del corpo e lo consegna al crematorio (il 77 per cento dei funerali britannici si conclude con la cremazione), e finché il crematorio non smaltisce il corpo, si può fare quello che si vuole durante il funerale. Mi sono quindi trovato di fronte al leggìo, intento a presentare gli oratori e i brani musicali, facendo molta attenzione a non premere il tasto sbagliato per non inviare prematuramente la bara nella fornace.

Per finire, due parole sulla musica. Ai funerali britannici la canzone più popolare è una scelta scontata, My way di Frank Sinatra, anche se Con te partirò di Andrea Bocelli la sta sostituendo. L’umorismo è sempre un rischio. Alcune famiglie considerano spassoso dire addio ai loro cari con canzonette britanniche come Always look on the bright side of life, ma la cosa peggiore che ho sentito a un funerale è stata The birdie song. In Italia la canzone è nota come Il ballo del qua qua. Immaginate che venga messa al funerale di vostra madre.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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