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Gioventù invecchiata

L’Italia, stando a quel che si vede in tutti i partiti e partitini e movimenti, Pd in testa, sembra un ospizio a cielo aperto, abitato da giovanivecchi con la speranza di vita politica disperatamente in calo, e da vecchigiovani che puntano a un attivismo eterno come negli spot in lode delle dentiere. Il giovane Renzi che in tempi andati s’era adoperato per rottamare i vecchi del suo partito ora è finito nel ruolo dell’anziano saviamente consapevole delle urgenze del momento. I vecchi rottamati, dal canto loro, scindono, fondano, rifondano, e intanto aizzano le loro schiere come se fossero nati ieri.

È penosa questa resa dei conti tra la vecchiaia giovanile che pianta grane capricciose e la gioventù invecchiata che finge di saperla lunga. Le guerre per bande sono l’esito estremo di un lungo vuoto politico dentro cui un po’ tutto sta franando senza una qualche alternativa convincente. Vuoto che disgraziatamente non si colma con la vecchia arte retorica di chi elenca pensosamente tutti i gravissimi problemi del pianeta per poi arrivare alla fosca pozzanghera in cui ci dibattiamo. Né si cancella con le metafore estrose, i discorsetti sofferti, le trovatine zuccherose, l’invito a essere militanti disciplinati con occhi in permanenza sorridenti. Anzi, se prima annoiava, ora spaventa che nei prossimi mesi la vita politica sarà un noiosissimo scambio di parole alate e male parole.

Questa rubrica è stata pubblicata il 17 marzo 2017 a pagina 16 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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