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La morte, è noto, la si nasconde. Quando mettete la parola in un titolo di romanzo, gli editori storcono la bocca: se fosse per loro, e naturalmente per il mercato, non si ristamperebbe più nemmeno La morte di Ivan Ilič. Figuriamoci dunque cosa succede se vi viene in mente di raccontare la morte ai bambini. Eppure non sono i piccoli a svicolare, siamo noi adulti – in pieno marasma perfino quando sosteniamo di goderci la vita – a dire: non è cosa per i nostri figli. Malissimo.

C’è uno spettacolo fatto apposta per genitori e pargoli, per maestri e scolari, che mette in scena la morte senza sdolcinatezze, ed è così bello che sarebbe un errore grave se famiglie e scuole si tirassero indietro. Lo spettacolo è di Chiara Guidi, che lì dove c’è un po’ di disponibilità, adatta spazi d’occasione a una rivisitazione mozzafiato del mito di Alcesti. I bambini-spettatori attraversano la messinscena rapiti e, insieme, con straordinaria partecipazione emotiva. Il testo s’intitola La terra dei lombrichi, ha un lieto fine e, tra i tanti momenti sorprendenti, c’è un lombrico incantevole con una memorabile cantilena sul tempo.

Se vi capita la fortuna di passare un’ora emozionante dentro la straordinaria immaginazione teatrale di Chiara Guidi, ciò che sicuramente non ci troverete – né voi né i vostri figli o scolari – è la noiosa banalità edificante che non lascia segno.

Questa rubrica è stata pubblicata il 6 ottobre 2017 a pagina 16 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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