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Fuori dalla giostra

I cinquestelle sono usciti a occhio e croce indenni da una campagna politico-mediatica furibonda, e visto che su Renzi nessuno fa più conto, la gente pensosa è passata a insultarli un po’ meno e anzi addirittura gli dice: meno male che ci siete, senza di voi fascisti e parafascisti dilagherebbero. Santodio, però – poi imperiosamente si esclama – coalizzatevi con la gente perbene che ancora c’è nel centrosinistra e permetteteci di avere un governo.

Ma si può dire a una forza politica come i cinquestelle: grazie per aver fatto fino a ora da argine al fascismo, bravi, adesso però diventate persone serie e dateci una mano politicamente sensata? Be’, come minimo è un pensierino campato in aria. I cinquestelle non fanno da argine a una radicale svolta a destra perché passavano di lì e si sono trovati ad arginare, ma perché hanno specifici connotati politici. Il più importante dei quali è il seguente: essi rifiutano di entrare nella giostra delle alleanze e quindi nel quadro politico contro il quale sono cresciuti. Questa loro assenza di realismo politico può disturbare, ma è grazie a essa che hanno per ora arginato la deriva verso la destra più becera.

Siamo onesti, dunque: consigliare ai cinquestelle di smettere di essere i cinquestelle significa che o non si è capito niente della loro complicata natura o che, argine o no, li si vuole addomesticare cooptandoli.

Questa rubrica è stata pubblicata il 17 novembre 2017 a pagina 14 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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