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La lezione più terribile

Giornali e telegiornali ci raccontano che i ragazzini giocano con la vita degli altri e con la propria. A Verona bruciano un essere umano per scherzo, a Napoli e Torino massacrano altri ragazzini per levargli il cellulare, la milza, quel che capita.

Certo, detto così pare che tutti i minori d’Italia tendano all’assassinio. In realtà si tratta di un numero ridotto di ragazzi, ma attenzione, se anche fossero un paio soltanto bisognerebbe allarmarsi. Quegli atti sono possibili se dalla tua vittima hai cancellato qualsiasi elemento che te la possa far sentire simile a te. L’altro deve diventare un pupazzo che non ha una vita vera ma la mima goffamente, e perciò non si merita di stazionare nel nostro territorio, non si merita l’uso del cellulare, va punito il più violentemente possibile per aver assunto connotati umani. Insomma questi ragazzini hanno imparato precocemente la più terribile delle lezioni impartite dalle società adulte malate e dai poteri che le sgovernano a loro vantaggio: svuotare gli altri di umanità svuotandoci a nostra volta di sensibilità.

Ciò che ci dicono quei ragazzi spandendo orrore e terrore è che bisogna smettere di lasciar correre e fermarci. Malgrado i loro pochi anni, non sono un punto di partenza ma d’arrivo, il nostro. Essi sono noi, gli adulti peggiori, addestrati a fare gang per sentirci i più furbi, i più spietatamente rapaci, i migliori.

Questa rubrica è stata pubblicata il 19 gennaio 2018 a pagina 10 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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