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La terra di nessuno

Si è discusso un pochino di centro, sui giornali. È sparito il centro? O s’è dilatato fino a coincidere con l’intero spazio politico? Se stiamo alle etichette – centrodestra e centrosinistra – la scomparsa del centro dovrebbe aver lasciato solo destra e sinistra. Al contrario la sua ipertrofia dovrebbe attestare che il centro del centrodestra s’è mangiato la destra, e il centro del centrosinistra s’è mangiato la sinistra. Nessuna delle due ipotesi però sembra del tutto esauriente. Di sicuro qualcosa alle due etichette è successo.

Centrosinistra e centrodestra sono serviti nei decenni, in fasi distanti, a farci credere che ogni possibile politica era definitivamente chiusa dentro il cerchio del sistema vigente e che il centro di quel cerchio era una terra di nessuno dove l’inconciliabile si poteva sempre conciliare. Se destra e sinistra restavano due modi antitetici di guardare al destino del genere umano, nel momento in cui esse appiccicavano a sé stesse un centro, ecco che gli spigoli si smussavano. Centro è stata la parolina che ha permesso ai due poli di questionare patteggiando e intanto mescolarsi. Ma ora?

Sicuramente la destra non ha più bisogno di un centro, dilaga sempre più come destra e basta. Quanto alla sinistra, ha perso anche gli occhi per accorgersi che, proprio mentre il centro non ha più fondamento, lei sa fare solo il centro del centrosinistra.

Questa rubrica è uscita il 6 aprile 2018 nel numero 1250 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati

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