×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Cosa succede in Austria dopo l’affermazione della destra xenofoba

Un manifesto del candidato di destra Norbert Hofer prima di una conferenza stampa a Vienna, il 26 aprile 2016. (Leonhard Foeger, Reuters/Contrasto)

Dopo la vittoria del candidato di estrema destra Norbert Hofer al primo turno delle presidenziali in Austria, sale la tensione nel Partito popolare (Övp) e nel Partito socialista (Spö), entrambi puniti dagli elettori, e vacilla l’esecutivo del cancelliere socialdemocratico Werner Faymann. A questo punto, sembra improbabile che la coalizione di governo resista fino alle politiche del 2018.

Popolari e socialisti, che governano l’Austria dal dopoguerra, sono precipitati entrambi all’11 per cento – frutto anche di candidature che personificavano la vecchia politica rifiutata dagli elettori. I politologi Fritz Plasser e Franz Sommer parlano di “una profonda e drammatica crisi di fiducia tra elettori e partiti”. Il 70 per cento degli austriaci non è soddisfatto del governo.

Intanto Norbert Hofer, 45 anni e ingegnere informatico, candidato del Partito della libertà (Fpö, di estrema destra) si gode il successo. Hofer ha vinto a sorpresa il primo turno con il 35 per cento, distaccando di 15 punti il favorito Alexander van der Bellen dei Verdi. In realtà la sorpresa è relativa, e riconducibile solamente al fallimento dei sondaggisti, che per settimane hanno dato i primi tre candidati affiancati tra il 20 e il 25 per cento. Hofer invece ha vinto esattamente con la percentuale che il suo partito xenofobo e antieuropeo ottiene nei sondaggi da oltre un anno.

Per Hofer è stato facile attaccare i due partiti di governo, logorati da patteggiamenti decennali, che non si sono preoccupati di scegliere candidati convincenti, nuovi o provenienti della società civile. L’Övp, per esempio, ha presentato l’ex notabile tirolese Andreas Khol, 75 anni, in politica da mezzo secolo.

E adesso nei due partiti è cominciata la resa dei conti. L’ex cancelliere socialista Franz Vranitzky lamenta una “situazione insostenibile” nella sua formazione, e tra i popolari si profila l’ascesa del ministro degli esteri Sebastian Kurz, 29 anni, a capo del partito, che però non ha intenzione di farsi bruciare.

Come finirà il ballottaggio?

Norbert Hofer è convinto di vincere la presidenza del paese al ballottaggio, che tuttavia rimane aperto, perché sicuramente nessun altro partito darà indicazione di votarlo. Il verde Van der Bellen invece può contare sui voti socialisti e anche su una consistente fetta di quelli popolari, dato che la maggioranza degli elettori cattolici è restia a votare per un esponente di estrema destra. Il pacchetto decisivo di voti sarà quel 19 per cento conquistato dalla giurista liberale Irmgard Griss, indipendente, unica donna candidata.

Socialisti e popolari pagano il prezzo di aver rincorso la demagogia della destra sull’immigrazione

Griss, ex presidente della corte suprema austriaca, non ha ancora deciso se sostenere ufficialmente il candidato verde – “Mi prendo un po’ di tempo per riflettere” – ma è da escludere che appoggi Hofer. Un’altra incognita sta nel 32 per cento di astenuti. Sarà interessante vedere quanti di loro ora decideranno di votare al ballottaggio per evitare il successo di Hofer o anche per sostenerlo.

A prescindere dal risultato, una rivoluzione c’è già stata: per la prima volta l’Austria avrà un presidente federale che proviene dall’opposizione. Socialisti e democristiani, che pur governando insieme si detestano, hanno pagato un prezzo altissimo per rincorrere le posizioni demagogiche della destra sull’immigrazione, argomento scottante che terrà banco fino al ballottaggio del 22 maggio. Il 27 aprile il parlamento di Vienna ha approvato l’inasprimento delle norme che regolano il diritto d’asilo, arrivando a ipotizzarne la cancellazione totale in “situazioni di emergenza”.

Nel caso della vittoria di Hofer i mezzi d’informazione austriaci cominciano a profilare scenari preoccupanti. Hofer potrebbe licenziare il governo e nominare un cancelliere di suo gradimento, e su proposta del cancelliere potrebbe sciogliere il parlamento. Il quotidiano Der Standard si spinge fino al punto di immaginare “l’orbanizzazione dell’Austria” (in riferimento al primo ministro ungherese di destra Victor Orbán)

I controlli al Brennero, comunque, resteranno al centro del dibattito. Hofer accusa l’Italia di “non fare i compiti a casa”. Riguardo al passo innevato, la polizia austriaca il 27 aprile ha reso noto che sull’autostrada saranno create quattro corsie separate, dove, dalla fine di maggio, tutti i veicoli diretti oltre confine dovranno transitare a 30 chilometri all’ora per permettere controlli a vista e sulle persone.

Un’area di sosta larga 250 metri servirà per effettuare controlli approfonditi sugli automezzi fermati. Sulla statale sarà aperto un centro di registrazione e identificazione. L’Italia insiste per arrivare a un accordo bilaterale e intanto proibisce alla polizia austriaca di controllare i treni in arrivo dal sud già dalla stazione di Fortezza.

pubblicità