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Cure radicali

The Care Collective
Manifesto della cura
Edizioni Alegre, 128 pagine,12 euro

La pandemia ha messo in luce un punto debole del mondo in cui viviamo: la crisi di ciò che in inglese si intende con la parola care, e cioè certamente il prendersi cura di qualcuno, ma anche l’interessarsi a qualcosa, il preoccuparsi di un problema. Questo atteggiamento umano che partendo dall’empatia finisce nell’impegno collettivo, insomma, invece di venire coltivato è stato svalutato, abbandonato a se stesso quando non proprio combattuto. E il covid-19, facendo emergere diffuse carenze nell’organizzazione dell’assistenza, nella ricerca e nella comunicazione delle dinamiche di trasmissione e nella logistica, ci ha fatto capire quanto tutto ciò sia stato grave.

Secondo le cinque autrici di questo manifesto occorre ripartire proprio dalla cura, intesa in questo senso ampio, e riflettere sul modo in cui portarla al centro dell’agenda politica. L’idea fondamentale è che invece di considerare la cura come una soluzione a problemi eccezionali, occorra rovesciare la prospettiva, partire dalla condizione di vulnerabilità e dunque di necessità di cura che ci accomuna tutti, e ridisegnare su questa base i legami e le istituzioni dei quali non possiamo fare a meno. Quattro princìpi dovrebbero governare questo nuovo ordine della cura: il mutuo soccorso, la disponibilità di spazi pubblici, la condivisione non commercializzata e la democrazia, soprattutto esercitata a livello locale.

Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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