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Dal mattatoio al fast food

Ana Paula Maia, Di uomini e bestie
La Nuova Frontiera, 122 pagine, 14,50 euro

Forte come Carne di Ruth Ozeki, che trascurava però il “punto di vista” delle bestie nel cui opaco sguardo il protagonista specchia la propria disperazione, questo è il quarto romanzo di una giovane scrittrice brasiliana, breve e impressionante, non per lettori delicati. C’è chi la paragona stupidamente a Tarantino, confondendo la sua violenza neonaturalistica, che viene dai mattatoi di Zola e di Upton Sinclair, con la cinica superficialità dello yankee. Vi si racconta di un abbattitore di vacche, Edgar Wilson, ma anche delle vacche che deve ammazzare.

Anche le vacche finiscono per essere protagoniste, quando un gruppo di loro sceglie istintivamente di suicidarsi. Si buttano nel fiume che trasporta il sangue delle loro sorelle, prima che le raggiunga il colpo di mazza di Edgar o degli altri. Poi c’è la coscienza che Edgar ha dell’infamia del suo lavoro, di cui cerca di attenuare la crudeltà. Cerca di far soffrire le bestie meno che può e ammazza, come fosse una vacca, un suo collega giovane e sadico, senza remore moralistiche e “umanistiche”. È la cosciente asprezza del personaggio a coinvolgere, nel confronto tra il mattatoio e i fast food, dove tutto diventa gradevole e la puzza di morte scompare, dove la sopravvivenza delle bestie umane è assicurata dal sacrificio brutale delle specie vegetariane.

Questo articolo è stato pubblicato il 5 febbraio 2016 a pagina 78 di Internazionale, con il titolo “Dal mattatoio al fast food”. Compra questo numero| Abbonati

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