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Torna la Berlino di Christopher Isherwood

Christopher Isherwood, Il signor Norris se ne va
Adelphi, 248 pagine, 18 euro

È il primo dei tre libri a sfondo autobiografico che Isherwood ha dedicato agli ultimi tempi della repubblica di Weimar (gli altri due erano Addio a Berlino, 1939, da cui due film, una commedia teatrale e Cabaret, un musical celeberrimo, e La violetta del Prater, 1945). La Berlino di Isherwood è quella del disordine, della miseria e della libertà del primo dopoguerra, che tanti hanno mostrato e narrato, ma nessuno con l’occhio giovane, coinvolto però “straniero”, di Isherwood, del cui stile i seguaci dell’autofiction avrebbero da ragionare.

“I am a camera”, dice l’autore di sé in Addio a Berlino, una macchina fotografica rivolta sul mondo. Il signor Norris, scritto nel 1935, a 31 anni, ha al centro un avventuriero da commedia, una sorta di dandy bizzarro e manierato che affascina il giovane autore per il mondo che gli apre.

Vizioso e comico, Norris è coinvolto, per denaro e per natura, in un gioco più grande di lui che è quello dello spionaggio, sul fronte comunista e nel mezzo degli scontri, nella quotidianità dei tempi che precedono la vittoria di Hitler. Si impara su quegli anni più da libri come questo che da tanti saggi e memorie. Uscì tanti anni fa in una collana mondadoriana di romanzetti e ci è tornato più tardi da Einaudi, e ora da Adelphi. Con il tempo Isherwood è giustamente diventato un classico. Evviva.

Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2016 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “Torna la Berlino di Isherwood”. Compra questo numero| Abbonati

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