×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Le nuove forme del male nel romanzo i Mostri che ridono

Denis Johnson, Mostri che ridono
Einaudi, 222 pagine, 19 euro

Da un paese all’altro al seguito di un padre legato alla Cia, Denis Johnson ha capito molto del mondo. I suoi romanzi piacciono a tanti. C’è chi vede in lui un erede di Conrad, di Greene o del Le Carré africano ma dimenticando Crichton e Wilbur Smith, e che i maestri avevano una morale ben più solida della sua nell’affrontare il male portato in Africa dall’Europa e dagli Stati Uniti.

Denis Johnson scrive di intrighi spionistici di oggi con una conoscenza del mondo non invidiabile per il cinismo che veicola. Allievo di Carver, è soprattutto bravo nei racconti. Passato da Feltrinelli a Mondadori e a Einaudi, raggiunto lo statuto di scrittore che piace ai critici, ai colleghi più in, ai giurati dei premi, al mercato e ai giovanotti postmoderni (ai quali piace quasi tutto), manipola con sapienza i generi più avventurosi, è veloce e sapiente e molto cinico come esigono le sue storie movimentate, rapide, spericolate in cui si identifica con gusto in personaggi di spie moderne e post, dentro nuove forme del male come i protagonisti di Mostri che ridono.

Si tratta di un duo di aridi avventurieri, Nair e Adriko, che un tempo al cinema avrebbero avuto i volti di Charles Bronson o Lee Marvin ma oggi anche di un nero o di un meticcio che ha imparato la lezione. Nel mondo d’oggi, il male vince sempre sul bene e si può sempre ricavarne un utile.

Questa rubrica è stata pubblicata l’11 novembre 2016 a pagina 86 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

pubblicità