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Il passato non passa

Edna O’Brien, Tante piccole sedie rosse
Einaudi, 294 pagine, 18 euro

Tanti sono gli orrori del mondo che l’uomo rapidamente dimentica, ma che non dimentica chi li ha subìti o chi li ha compiuti. Con coraggio e con strazio, una scrittrice ormai anziana rievoca in un grande romanzo personaggi e storie della ex Jugoslavia, tra un villaggio irlandese e la grande Londra, attraverso la vicenda di Fidelma, sposata ma senza figli, e senza grazie particolari, sedotta da un affascinante cialtrone fuggito fortunosamente dalle sue immani colpe, che fa pensare al nazista del film di Orson Welles Lo straniero.

L’uomo è un criminale, che la storia riagguanterà grazie alla vendetta delle vittime e alla giustizia internazionale, mentre Fidelma vaga in una Londra affollata di immigrati e rifugiati, di marginali e perdenti, attraversando i loro luoghi e storie per ritrovare infine se stessa dentro una sorta di via crucis femminile e proletaria. Parlando in prima persona, o lasciando la parola ad altri, o affidandosi alla narratrice. “Da soli si può far poco contro la storia”, dice la citazione di Bolaño all’inizio del libro, seguita da un atroce verso serbo: “Il lupo ha diritto all’agnello”. Complesso e conturbante, questo è il romanzo della maturità di una grande scrittrice, anche maestra del racconto. Dice che il passato non passa anche se tutti fingiamo altrimenti, e che al male non c’è confine, né geografico né storico.

Questa rubrica è stata pubblicata il 17 marzo 2017 a pagina 86 di Internazionale, con il titolo “Il passato non passa”. Compra questo numero| Abbonati

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