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Zombie marziani gitani

1. The London Souls, Run Zombie Run
Come in The walking dead la storia si fa più interessante quando la presenza degli zombie diventa fastidio di routine, tipo tafani o cicche sotto le scarpe: così questo duo newyorchese citazionista che prende dal cucuzzaro brit, dai Beatles ai Led Zep e via strimpellando fino ai giorni nostri (hanno adeguatamente aperto i concerti di Lenny Kravitz). Una volta che ti sei ambientato in quel solito, solido sound da mortiviventi sixties, ecco che ti scopri a divertirti, lungo tutto l’album Here come the girls, con un’infilata di ballate meticolose e vitali.

2. Micachu & The Shapes, L.A. poison
Dopo gli zombie, gli alieni: né buoni né cattivi, al limite Good sad happy bad, come da titolo del nuovo album del trio avant-pop capeggiato da Mica Levi, sperimentalista inglese nota ai nerd come autrice delle bizzarre musiche di Under the skin, il non meno bizzarro sci-fi horror di Jonathan Glazer con Scarlett Johansson aliena fatale per gli scozzesi. Canzonette per party extraterrestri: surf music pilotata da marzianini di talento, anche se le chitarre sono tutte scordate, le voci filtrate e distorte, e i settaggi elettronici sballati.

3. La Nùa, Orange & cinnamon
L’ora del tè in Campania: una band strumentale dal nome gaelico (significa il nuovo giorno), tre irpini irish roots che si aprono, con la maturazione, a vagabondaggi balcanofili, zufolaggi Jethro Tull, condimenti gitani, accordi di djembé e bouzouki; il tutto per dare vita a un album (Just for taste, per la Rox Records) impacchettato come quelle selezioni di tisane d’erboristeria britannica, arancia e cannella e altri abbinamenti pot-pourri per vivere favole folk, diretti a una festa campestre sempre con un’acustica molto pulita e raggi di sole negli occhi.

Questa rubrica è stata pubblicata il 11 settembre 2015 a pagina 34 di Internazionale, con il titolo “Zombie marziani gitani”. Compra questo numero | Abbonati

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