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Sfumature d’imbrunire

1. Crucchi Gang & Isolation Berlin, Tutto grigio
Gran sacrificio di erre arrotate sull’altare dell’amore per l’Italia: la dura realtà non meno della triade Adriatico-Gardasee-Toskana Fraktion. Da un’idea di due musicisti Berliner, Francesco Wiking (di madre italiana, traduttore e traditore ufficiale) e Sven Regener, uno spudorato italo-sploitation pop che abbraccia il kitsch e i coni gelato, Nino Rota e Gianna Nannini. Qui con featuring di un’indie band berlinese il cui pezzo Alles grau si lascia correggere con la pummarola lo studiato grigiore su letto di reggae.


2. Ammar 808 feat.K.L. Sreeram, Mahaganapatim
Tunisino d’origine, si definisce sia “electronic global bass producer” sia, casomai, “soldato interstellare alla ricerca del profondo basso”. All’anagrafe è Sofyann Ben Youssef, e ultimamente è finito in India, tra dee della fertilità, vocalist sottratte a cerimonie sacre e favolosi pattern ritmici, con quelle progressioni di tabla che sono come modellate sui numeri di Fibonacci. Una pioggia di tamburi nel buio pesto e un’aura mistica che può stordire, ma anche invogliare a immergersi nell’album Global control / Invisible invasion.


3. Giovanni Lindo Ferretti, L’imbrunire
“Ponti levatoi, mura a protezione: scusiamo il disagio, lavorano per noi. Spettri che camminano, autocertificati. L’Europa è un reliquiario d’intenzioni. E settanta volte sette e l’occidente si fotte”. Evviva il nostro fool on the hill appenninico, ieratico, bizantino: con l’ausilio di Luca Rossi, partigiano Üstmamò che gli spiana una radura elettronica, don Giovanni Lindo si esalta in una visione in bilico tra apocalisse e satira, tra richiami evangelici e oppressione burocratica. O forse ha solo visto qualche telegiornale.


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