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Milioni di bambini in Iraq soffrono le conseguenze della guerra

Bambini iracheni, scappati dai combattimenti contro il gruppo Stato islamico, aspettano in fila la distribuzione di pasti gratuiti in un ristorante di Baghdad, il 23 giugno 2016. (Ahmed Saad, Reuters/Contrasto)

A ogni semaforo rosso si precipitano verso le macchine ferme per pulire i vetri o vendere sigarette e fazzoletti di carta. Li vedo a tutte le ore, nella calura del giorno e nelle tenebre della notte. Sono sempre lì, e mi fanno venire in mente sempre la stessa domanda: “Dove sono i loro genitori?”.

Il loro numero è aumentato con i recenti arrivi di profughi. La coraggiosa giornalista Mayada Dawood ha svolto una lunga inchiesta sulla loro vita quotidiana, lontano dalle loro case e dalle scuole che dovrebbero frequentare, per scoprire le reti segrete che portano in strada questo esercito di ragazzini tra i 7 e i 16 anni.

Alla fine di giugno l’Unicef ha pubblicato uno sconvolgente rapporto sull’infanzia in Iraq: “Nel paese 3,6 milioni di bambini, cioè uno su cinque, rischiano la morte, la violenza sessuale, il rapimento e il reclutamento nei gruppi armati”.

Molte ong irachene e straniere che si occupano di bambini stanno prendendo sul serio questa emergenza. Con la fuga di milioni di persone dalle zone di guerra come Tikrit, Ramadi, Falluja e Mosul, i bambini in pericolo stanno aumentando rapidamente. Il rapporto dell’Unicef avverte che il loro numero è salito di 1,3 milioni negli ultimi 18 mesi.

Una deputata irachena ha sollevato la questione dei bambini di strada in parlamento: “Ma la discussione è durata venti minuti. Solo due deputati hanno commentato, poi si è passati al punto successivo”. La deputata ha scritto sul suo sito: “Come reagiranno i parlamentari al rapporto dell’Unicef?”.

(Traduzione di Gabriele Crescente)

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