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Un piano per il futuro di Mosul

Le forze speciali irachene nel quartiere di Al Mansour, a Mosul, il 6 marzo 2017. (Zohra Bensemra, Reuters/Contrasto)

Il giornalista curdo Delovan Barwari ha seguito le ultime operazioni militari a Mosul dalle file dell’esercito. Anche se ha constatato che il morale delle truppe è alto, lui si dice poco ottimista. Barwari ha notato che il numero dei morti tra i combattenti del gruppo Stato islamico (Is) è troppo basso: “Le vittime sono centinaia, mentre dovrebbe essere nell’ordine delle migliaia”.

L’ex governatore della provincia di Ninive, Athil al Nujaifi, aveva stimato che i combattenti e i sostenitori dell’Is fossero almeno 150mila. Barwari è convinto che molti jihadisti siano riusciti a scappare o a infiltrarsi fra i profughi. Per questo i soldati iracheni hanno lanciato nuove operazioni nei quartieri che erano già stati liberati.

La debolezza dei sunniti
Saman Noah, un altro giornalista che segue le notizie su Mosul da Erbil, è certo che l’esercito iracheno e i suoi alleati riusciranno a liberare la città “nell’arco di poche settimane”. I problemi arriveranno dopo: “Non c’è ancora nessun piano su come mantenere il controllo delle zone conquistate e su come gestire la vita in città dopo la liberazione dall’Is”.

Secondo Saman la leadership politica sunnita è troppo debole: nessuno si fida più delle vecchie autorità, che nel 2014, dopo l’occupazione jihadista, sono fuggite da Mosul. Sarebbe necessario quindi fare un piano per il futuro, e convincere gli avversari a raggiungere un accordo su come gestire la vita sociale e politica della città dopo l’Is.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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