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La violenza jihadista tiene ancora in ostaggio le città irachene

Il nuovo primo ministro Adel Abdul Mahdi (al centro) fuori del parlamento a Baghdad, il 2 ottobre 2018. (Ahmad al Rubaye, Afp)

Mentre il nuovo primo ministro Adel Abdul Mahdi si affannava nel tentativo di formare il governo, la sicurezza delle città irachene è stata di nuovo investita da un’ondata di violenza da parte di diversi gruppi armati.

Giovedì scorso nella provincia di al-Anbar una colonna del gruppo Stato islamico (Is) ha attaccato un convoglio militare, uccidendo un ufficiale e sequestrando altri tre soldati. Nella stessa zona ad agosto l’Is aveva colpito un posto di blocco militare facendo otto vittime e dodici feriti. A quanto pare, a quattordici mesi dall’annuncio ufficiale della vittoria sull’Is in Iraq, il gruppo sta cambiando la modalità delle sue operazioni, scegliendo di agire con tattiche di guerriglia.

A Baghdad e nelle città del sud alcuni gruppi hanno avviato una serie di rapimenti e omicidi di attivisti che hanno partecipato alle manifestazioni di Bassora. Tra le vittime di questi attacchi Tara Fares, la modella di 22 anni estremamente popolare sui social network, uccisa a fine settembre.

Nei suoi ultimi giorni da primo ministro, Haider al Abadi ha dichiarato che questi attacchi rappresentano un messaggio al governo, un modo per dire: “Noi siamo ancora qui”.

Nel suo programma in nove punti presentato per la candidatura a primo ministro, Mahdi ha messo la sicurezza al primo posto tra le sfide più importanti per il paese.

Al nuovo primo ministro in carica restano ora meno di due settimane per annunciare la lista dei ministri del suo futuro governo, che dovrà poi ricevere la fiducia del parlamento. Ancora una volta la politica irachena si trova a dover dare risposte urgenti alla violenza che dilaga nel paese.

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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