I rischi collaterali delle guerre in Medio Oriente
I progressi in campo sanitario raggiunti dai paesi mediorientali e del Nordafrica potrebbero andare persi. È quanto risulta da uno studio pubblicato su The Lancet Global Health. In particolare, i conflitti nati dopo le primavere arabe hanno avuto un effetto negativo. Tra il 2010 e il 2013 la crisi scoppiata in Egitto, Yemen, Libia e Siria ha fatto diminuire l’aspettativa di vita. In Siria la riduzione è stata di circa sei anni per gli uomini e cinque per le donne, mentre negli altri paesi è stata più contenuta.
L’indagine condotta da Ali Mokdad e colleghi si basa sui dati di fonte governativa per la regione del Mediterraneo orientale. Quest’area comprende 22 paesi: Afghanistan, Arabia Saudita, Bahrein, Gibuti, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran, Iraq, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Oman, Pakistan, Palestina, Qatar, Siria, Somalia , Sudan, Tunisia, Yemen.
Si tratta di paesi molto diversi tra loro. Alcuni hanno un basso reddito, una limitata aspettativa di vita e i tipici problemi dei paesi in via di sviluppo, come le diffuse malattie infettive e le condizioni di scarsa igiene. Altri paesi hanno un reddito alto, una lunga aspettativa di vita e malattie tipiche dei paesi sviluppati, come le malattie cardiovascolari e il cancro. Altri paesi invece sono in una fase di transizione. Questo panorama, già complesso, è stato ulteriormente aggravato dalla diffusione dell’instabilità politica e dei conflitti.
Come soluzione, gli autori dello studio auspicano una riduzione dei conflitti e più investimenti in campo sanitario.
“La regione del Mediterraneo orientale sta attraversando una fase cruciale che può portare a un deterioramento dello status sanitario dei paesi della regione per molti anni. Ci confrontiamo con problemi comunemente noti e attesi, ma dobbiamo essere più attenti alle nuove emergenze, che possono derivare da situazioni inusuali dovute alla continua distruzione delle infrastrutture e all’effetto di nuovi sofisticati armamenti usati in guerra”, scrive in un commento Riyadh Lafta, della Mustansiriya Medical School di Baghdad, in Iraq.