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Per la prima volta arrivano in Italia 162 richiedenti asilo da Tripoli

Richiedenti asilo trasferiti dalla Libia all’aeroporto di Pratica di mare il 22 dicembre del 2017. (Alessandro Bianchi, Reuters/Contrasto)

Sono partiti da Tripoli a bordo di due aerei dell’aeronautica militare italiana e sono arrivati in Italia, all’aeroporto militare di Pratica di mare il 22 dicembre, dopo ore di attesa. Si tratta di 162 richiedenti asilo che l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha individuato nei centri di detenzione intorno a Tripoli: hanno tutti i requisiti per chiedere la protezione internazionale in Italia e fanno parte del piano di evacuazione lanciato a fine novembre al vertice tra l’Unione europea e l’Unione africana ad Abidjan, in Costa d’Avorio.

Sono di nazionalità eritrea, etiope, somala, yemenita. Il primo gruppo di 108 persone era partito alle sei di mattina da Tripoli, in Libia ed è arrivato intorno alle 19, dopo lunghe pratiche burocratiche all’aeroporto di Tripoli. Mentre il secondo aereo con circa cinquanta richiedenti asilo è atterrato a tarda notte. Tra i profughi arrivati in Italia a bordo di un aereo militare italiano c’è Mounira, una donna somala di vent’anni con la figlia di tre mesi e una ragazza eritrea di 17 anni con suo figlio Awtsane di 21 giorni, nato in un centro di detenzione libico. La Conferenza episcopale italiana e la Caritas si occuperanno dell’accoglienza dei richiedenti asilo che saranno trasferiti in diversi centri Sprar in numerose regioni italiane.

“Per la prima volta, abbiamo potuto evacuare rifugiati estremamente vulnerabili dalla Libia direttamente in Italia”, ha dichiarato Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo centrale. “Molte delle persone sono state tenute prigioniere dai trafficanti in condizioni disumane e detenute in Libia. Cinque delle donne che sono state trasferite hanno partorito durante il periodo di detenzione e hanno potuto accedere a una limitata assistenza medica”, ha aggiunto Cochetel.

Ad attenderli all’aeroporto di Pratica di Mare il ministro dell’interno Marco Minniti e il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) Gualtiero Bassetti. “Oggi l’Italia ha scritto una bellissima pagina di solidarietà e accoglienza”, ha detto Minniti in una conferenza stampa all’aeroporto. “Questo è solo l’inizio, continueremo a lavorare con l’Unhcr secondo il principio che abbiamo sempre sostenuto: combattere l’illegalità per costruire la legalità vera”, ha concluso il ministro. Il governo italiano è stato accusato da Amnesty international di “complicità” con gli abusi e le violazioni documentate nei centri di detenzione libici, a causa degli accordi stretti da Roma con Tripoli lo scorso febbraio per contrastare l’immigrazione e fermare la partenza delle imbarcazioni di migranti dalle coste libiche. “I governi europei sono a conoscenza di questi abusi ma sostengono attivamente le autorità libiche nell’impedire le partenze e trattenere le persone in Libia”, è scritto nel rapporto.

Dopo la pubblicazione di un’inchiesta della Cnn, che mostrava la compravendita di esseri umani in Libia, alcuni governi africani ed europei e in particolare il presidente francese Emanuel Macron avevano chiesto il trasferimento immediato in paesi sicuri dei migranti rinchiusi nei centri. L’11 e il 14 dicembre due gruppi di richiedenti asilo, in tutto un centinaio di persone di nazionalità eritrea e somala, sono stati trasferiti a Niamey, in Niger, e un terzo trasferimento di 131 richiedenti asilo avverrà nei prossimi giorni sempre verso il Niger. Il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian, in visita a Tripoli, ha annunciato che la Francia è pronta ad accogliere i richiedenti asilo evacuati dalla Libia. L’11 dicembre l’Unhcr ha chiesto ai governi di tutto il mondo di aprire dei canali umanitari per far uscire dalla Libia 1.300 persone entro marzo del 2018. Nel 2011 – in seguito alla caduta del colonnello Muammar Gheddafi e allo scoppio della guerra civile nel paese – l’Organizzazione internazionale delle migrazioni aveva trasferito 250mila persone, un’operazione molto vasta che aveva riguardato i migranti e i richiedenti asilo di tutte le nazionalità.

L’Unhcr sta negoziando con il governo di Tripoli la possibilità di aprire un campo profughi nella capitale libica che possa ospitare almeno mille persone in transito. La Libia non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati e questo è un ostacolo importante per il progetto, oltre alla difficoltà di garantire la sicurezza degli operatori e degli stessi profughi nel paese, conteso tra due governi e numerosi gruppi armati. Secondo l’Unhcr, ci sono 42.834 rifugiati registrati nel paese, mentre secondo le autorità libiche nel complesso ci sono 700mila migranti e nel 2017 ne sono stati rimpatriati 13mila dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni. Nei centri di detenzione sarebbero rinchiuse almeno 18mila persone.

Intanto il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) ha annunciato che dall’8 gennaio comincerà a operare nel centro di detenzione di Tarek al Matar in Libia, con la distribuzione di beni materiali e cibo nell’ambito del bando lanciato dal ministero degli esteri italiano, aperto a tutte le organizzazioni che vogliono operare nei centri di detenzione governatori. Al bando, che è stato molto contestato da alcune ong, hanno partecipato sette associazioni. Le autorità italiane non hanno chiarito se il corridoio umanitario dalla Libia all’Italia aperto il 22 dicembre sarà seguito da altre iniziative simili.

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