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Il richiamo erotico dei libri della sinistra extraparlamentare

Gentile bibliopatologo,
soffro di una particolare forma di perversione erotica. Quando un uomo mi parla di un libro pubblicato tra il 1965 e il 1978, possibilmente da Einaudi Nuovo Politecnico o da Samonà e Savelli, io non so resistergli. È grave?
– Vanessa

Cara Vanessa,
è un po’ come se mi dicessi che l’unico cibo che riesci a digerire sono le frittatine di uova di ibis eremita, un uccello pelecaniforme in via di estinzione: mi toccherebbe annunciarti un cupo destino di digiunatrice forzata. Altro che rara avis, trovare oggi un uomo che vada in giro con in tasca L’istituzione negata a cura di Franco Basaglia o la controinchiesta su piazza Fontana La strage di Stato è impresa quasi impossibile.

Dunque sfodera il cannocchiale da birdwatcher e affrettati ad avvistare gli ultimi esemplari, altrimenti anche questo uccello della famiglia dei pettirossi (potremmo dargli l’etichetta linneana di Erithacus extraparlamentaris) sfuggirà alla tua presa, e sarai costretta a una vita di castità rivoluzionaria.

La tua domanda apre però il tema più generale di quella curiosa forma di bovarismo che è il vintage amoroso – quando il fascino di un’epoca e della sua atmosfera è così imperioso da farci desiderare chi è in grado di resuscitarne l’illusione. Per alcuni quest’illusione può fornirla un’acconciatura, l’assortimento di un guardaroba, l’arredo di una casa. Per noi bibliomani tutto questo passa dalle collane.

Tu vedi spuntare da una tasca il quadrato rosso su fondo bianco del Nuovo Politecnico ed è come il lembo di un fazzoletto sporgente dal cilindro di un mago: lo tiri e ne viene fuori un mondo. Io soccombo all’incanto di altre collane – la Biblioteca delle Silerchie del Saggiatore, All’insegna del Pesce d’Oro di Vanni Scheiwiller, il “Pesanervi” Bompiani, i primi Adelphi – ma il principio è lo stesso: il libro come talismano che racchiude l’aura di un’epoca che non abbiamo vissuto ma in cui, per qualche misteriosa ragione, intuiamo che saremmo stati più felici.

Come tutte le forme di bovarismo, anche questa è una fonte inesauribile di inganni, di illusioni ottiche e di distorsioni prospettiche. Ti è toccato vivere e amare negli anni duemila, quando l’editoria di estrema sinistra sopravvive a malapena sulle bancarelle di libri (sempre che sopravvivano le bancarelle, e i libri).

Ma c’è un modo per salvaguardare la tua perversione: prova a teatralizzarla, a farne la base deliberata di una messinscena erotica – come fa chi chiede all’amante di mettersi la maschera di Zorro, la tuta da sommozzatore o il mantello di Superman. Per esempio, puoi prendere spunto da Le relazioni pericolose e chiedere alla cavia di usare la tua schiena come leggio per declamare Perché il Vietnam resiste di Jean Chesneaux (Einaudi Nuovo Politecnico, 1968), un po’ come Valmont che scrive la sua lettera sul dorso-scrittoio di una delle amanti. O puoi ispirarti al film Racconti del cuscino di Peter Greenaway, e farti trascrivere direttamente sulla pelle passi scelti del Dibattito sui consigli di fabbrica di Gramsci e Bordiga (Samonà e Savelli, 1971).

Se poi al brocco designato chiedi anche di montare in cima all’armadio e lanciarsi sul letto al grido balestriniano di “Vogliamo tutto!”, già che ci sei fagli indossare il mantello rosso di Superman e abbi cura di riprendere meticolosamente la scena: vintage leftist potrebbe diventare, grazie a te, una fortunatissima categoria di YouPorn. L’espressione “autunno caldo” prenderebbe una nuova sfumatura erotica, e i tuoi pettirossi a rischio di estinzione tornerebbero a moltiplicarsi.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it

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