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Bibliopatologie di coppia

Gentile bibliopatologo,
con la mia fidanzata abbiamo deciso di rivolgerci a lei sperando possa aiutarci a risolvere le nostre bibliopatologie di coppia. Prima di tutto, in casa sistemiamo i libri in modo troppo diverso. Alessandra è sistematica e li ordina per casa editrice e genere, io sono più caotico e il mio solo criterio è cosa sto leggendo in quel momento. Inoltre, Alessandra ha il vizio di parlarmi di libri di cui conosco a malapena l’esistenza così all’improvviso, senza nessun legame con la situazione, mentre facciamo colazione o addirittura di notte – un flusso di coscienza che non so quando e come è cominciato (perché è avvenuto nella sua mente). Poi ritorna in sé.
– Ubaldo e Alessandra

Cari Ubaldo e Alessandra,
le risposte che cercate sono tutte in un film, Separati in casa di Riccardo Pazzaglia, l’adorabile umorista napoletano che diventò popolare in tutta Italia ai tempi di Quelli della notte, la trasmissione di Renzo Arbore dei primi anni ottanta.

In realtà il film nasce a sua volta da un romanzo dello stesso Pazzaglia, ma non me la sento di consigliarvi quello, altrimenti poi litigate sullo scaffale in cui sistemarlo e siamo da capo a dodici. Ebbene, il film si apre sull’immagine di due coniugi, Riccardo Pazzaglia e Simona Marchini (anche lei dell’entourage di Arbore), che tagliano in due con una sega la testiera del letto. Vogliono separarsi, ma non vogliono fare una cosa drastica. Niente scene melodrammatiche, pianti e porte sbattute: si procede per gradi, si va per prove ed errori. Una volta segato il letto, innalzano tra le due metà una barriera divisoria, un piccolo muro a secco fatto di foratoni che battezzano il muro di Berlino (quando uscì il film, nel 1986, era ancora in piedi).

Ecco, non potreste segare in due la libreria? Mantenere scaffali separati può salvare un matrimonio, specie quando il dissidio sui criteri di sistemazione è così netto: Alessandra è un’enciclopedica, vuole che il microcosmo della libreria rispecchi il macrocosmo dell’ordine culturale, in lei si annida una bibliotecaria; tu sei un pragmatista, e forse anche un pigro, ti serve solo che, allungando una mano, il libro agognato si lasci prendere senza troppi sforzi; e pazienza se Thomas Mann, invece di stare tra i suoi simili nel settore “letteratura tedesca del ventesimo secolo” finisce esiliato sul comodino tra l’Almanacco di Topolino e il Kamasutra.

Comprate dunque un buon manuale di falegnameria – in due copie, per ovvie ragioni – e tagliate in metà uguali le vostre librerie. Vedrete che per dimenticare le pene d’amore non serve un whisky and soda, come voleva Humphrey Bogart: a volte basta una sega.

Anche il secondo problema – Alessandra che parla di libri durante il sonno – trova una possibile soluzione in Separati in casa, nella scena in cui Pazzaglia, per dimostrare inoppugnabilmente che di notte la moglie russa, si presenta di nascosto nella camera da letto coniugale con un registratore, un notaio e due testimoni. Nel tuo caso basta il registratore; ma medita bene sul privilegio che, come amante della letteratura, ti è toccato in sorte: hai accanto a te una creatura joyciana, una specie di Molly Bloom che monologa nel sonno dando chissà quali versioni oniriche e stralunate dei romanzi che legge. Dai “sonniloqui” visionari di un cantautore americano fu tratto nel 1964 uno strano disco, The dream world of Dion McGregor (He talks in his sleep). Potreste ritentare l’esperimento, e diventare una coppia di celebrità letterarie con il disco Alessandra riscrive Proust nel sonno.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it.

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