Provate a descrivere cosa sia una melodia. Io direi qualcosa come: note che si susseguono rincorrendosi nel tempo. Al di là della formulazione specifica, è molto probabile che tutti pensino a cose come tempo e sequenza. L’assunto di base dietro alla cosiddetta ipotesi dell’impalcatura uditiva ha, in qualche modo, proprio a che fare con quello che emerge in queste definizioni.

L’idea è questa: grazie al senso dell’udito siamo esposti continuamente a un segnale sequenziale (il suono), di cui l’ordine seriale è un tratto costitutivo. L’esperienza uditiva farebbe quindi da “ponteggio” su cui si reggerebbe la nostra capacità di interpretare e processare la sequenzialità.

Questa ipotesi, citata fino a oggi in più di trecento articoli scientifici, ha generato parecchio dissenso e molti ricercatori in diverse parti del mondo hanno pubblicato degli studi che, soprattutto a partire dal 2018, convergono nel dire che no, non funziona così.

Le scienze cognitive hanno messo a punto diversi metodi per lo studio delle abilità di tipo sequenziale. Gli esperimenti di apprendimento implicito di sequenze, come i miei, prevedono una prima fase in cui delle persone, ancora non informate sullo scopo dell’esperimento, sono sottoposte a una serie di stimoli che si susseguono rispettando una determinata logica, come per esempio BA DI DI, LE FO FO, RA GO GO.

In una seconda fase, devono valutare se nuovi stimoli seguano la stessa logica di quelli precedenti, come CA BI BI oppure BI CA BI. Se il numero di risposte corrette è superiore al caso, se ne deduce che la logica di fondo è stata appresa.

In due lavori distinti mostro come persone adulte sia udenti sia sorde dalla nascita riescano ad apprendere logiche, anche molto complesse, che regolano il susseguirsi nello spazio e nel tempo di stimoli visivi. Non ci si aspetterebbe questo risultato se l’esperienza sonora fosse così fondamentale nello sviluppare queste abilità.

L’abilità di apprendimento implicito di sequenze è una caratteristica cognitiva fondamentale, che non ha quindi bisogno di un’impalcatura uditiva per svilupparsi, ma che, anzi, forma un’impalcatura essa stessa. Sostenendo la nostra capacità di processare la sequenzialità, sostiene anche aspetti fondamentali per l’apprendimento e l’uso del linguaggio umano, indipendentemente dalla modalità.

Uno degli ambiti cognitivi in cui la dimensione sequenziale è fondamentale è, infatti, quello linguistico. È stato ampiamente dimostrato che questa funzione cognitiva che ci caratterizza in modo determinante si manifesta attraverso due modalità, quella parlata e quella segnata, e che le lingue dei segni possono essere acquisite in modo naturale dalla nascita (anche) dalle persone sorde. Eppure, questa argomentazione non è stata sufficiente per impedire la diffusione dell’ipotesi dell’impalcatura sonora.

Dal punto di vista scientifico, era quindi importante dimostrare con metodi rigorosi e controllati come questa ipotesi fosse implausibile. ◆

Beatrice Giustolisi è ricercatrice presso il dipartimento di psicologia dell’Università degli studi di Milano Bicocca.

B. Giustolisi et al. , Performance of deaf participants in an abstract visual grammar learning task at multiple formal levels: evaluating the auditory scaffolding hypothesis, Cognitive Science (2022)

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