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Yasaman Karimi, 23 anni, partecipa a un raduno per il candidato riformista Mohammad Reza Aref, nello stadio Hejab di Teheran, 2015. (Newsha Tavakolian, Magnum Photos)
Una donna che potrebbe avere contratto la malaria nell’ospedale del campo profughi Kakuma, in Kenya, 2016. (Newsha Tavakolian, Magnum Photos)
Mahud si arrampica in una piscina vuota e abbandonata a Teheran, 2014. Questo è il suo posto preferito per esercitarsi con il canto. La foto fa parte della serie Blank pages of an iranian photo album (Newsha Tavakolian, Magnum Photos)
Listen, Teheran, 2010. Il progetto racconta le cantanti iraniane che non possono esibirsi da sole o produrre autonomamente i loro dischi a causa delle leggi in vigore dalla rivoluzione del 1979. (Newsha Tavakolian, Magnum Photos)
Hamidreza, Teheran, 2010, dalla serie Look. In questo progetto la fotografa porta alla luce le storie dei suoi coetanei appartenenti alla classe media, e i modi con cui si rapportano al futuro. Ha coinvolto gli abitanti del condominio in cui vive e li ha ritratti alle otto di sera per sei mesi, davanti alla stessa finestra. (Newsha Tavakolian, Magnum Photos)
Una spiaggia il venerdì pomeriggio in Iran, 2017. Il venerdì è un giorno di festa per i musulmani. (Newsha Tavakolian, Magnum Photos)
Una ricostruzione della guerra tra Iran e Iraq (1980-1988) a sud di Teheran, 2015. (Newsha Tavakolian, Magnum Photos)
Siria, regione di Kobane, 2015, dalla serie Kurdish women fighters. Nella foto, Barkhodan Kochar, 16 anni, che racconta: “Sono entrata nell’Unità di protezione delle donne (Ypj) nel 2014 perché volevo difendere la mia terra. La mia famiglia mi ha tenuto sempre lontano dalla politica ma quando ho visto queste donne dare la vita per quello in cui credevano, ho capito che volevo essere una di loro”. (Newsha Tavakolian, Magnum Photos)

L’Iran invisibile di Newsha Tavakolian

Nata nel 1981 da una famiglia della classe media di Teheran, Newsha Tavakolian ha già raccontato conflitti, disastri naturali e realizzato diversi progetti a lungo termine sulla società iraniana, con una particolare attenzione alla questione femminile.

Il lavoro da professionista della fotografia è cominciato presto. Con una formazione da autodidatta, a soli sedici anni collabora con Zan - il primo quotidiano iraniano fondato da una donna - ma la vera svolta nella sua vita avviene due anni dopo, nel 1999, quando documenta le proteste studentesche a Teheran. In piazza con la sua generazione, in un evento eccezionale e drammatico nella storia iraniana, comprende che la sua strada è il fotogiornalismo. A 19 anni entra nell’agenzia Polaris Images; pubblica su riviste e giornali come The New York Times, National Geographic, Time, Le Figaro, Der Spiegel e nel 2014 vince il prestigioso premio della fondazione Carmignac. Dal 2017 fa parte delll’agenzia Magnum.

I suoi soggetti preferiti sono quelli che lei stessa definisce “gli invisibili”: persone comuni, protagoniste di storie che mostrano un Iran meno conosciuto, personale e ricco di sfumature. Tavakolian rivolge spesso il suo obiettivo sulle donne, quelle che combattono quotidianamente per conquistare la libertà, come nel progetto Listen, dove ritrae alcune cantanti iraniane che per legge non possono esibirsi da sole o produrre i propri dischi. La fotografa non prende mai posizioni politiche precise ma si muove nella realtà che racconta come un’attenta osservatrice. Cerca di coniugare l’approccio documentaristico con quello artistico, bilanciando temi seri e impegnati a una composizione brillante.

Tavakolian sarà tra i fotografi ospiti di Ampie vedute, il ciclo di incontri organizzato in collaborazione con Internazionale nell’ambito della Milano PhotoWeek, la manifestazione dedicata alla fotografia che si svolgerà a Milano dal 4 al 10 giugno 2018. L’incontro con Newsha Tavakolian si può prenotare qui.

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