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Un albero abbattuto in un’area disboscata illegalmente nella riserva indigena dell’Araribóia, nello stato di Maranhão. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)
Un contadino senza terra solleva un cartello in cui si rivendica l’occupazione della fattoria Santa Lúcia a Pau D’Arco, nello stato di Parà. La fattoria è stata occupata da 197 famiglie dopo che la polizia ha ucciso dieci attivisti che si battevano per il diritto alla terra. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)
Una zona disboscata nello stato meridionale di Maranhão vista dall’elicottero dell’Ibama, l’agenzia nazionale dell’ambiente in Brasile. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)
La guardia forestale della comunità indigena dei guajajara trattiene un uomo sospettato di collaborare con i taglialegna illegali, a Araribóia, nello stato di Maranhão. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)
José Raimundo Garcez Anges, 59 anni, ex minatore a Canaã dos Carajás. Oggi è un attivista del Movimento dei contadini senza terra, che si battono per una riforma agraria. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)
Il corpo di un uomo ucciso fuori della sua casa a Manaus, che sta diventando una delle città più pericolose del Brasile. La polizia sospetta che si tratti di un omicidio legato al traffico di droga. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)
Bambini kayapó giocano nel retro di una casa a Kubenkrãnken, nello stato meridionale di Pará. Gli indigeni kayapó sono entrati in contatto con la società negli anni sessanta. La loro terra è al confine con l’area meridionale da cui avanza la deforestazione. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)
Due garimpeiros, cercatori d’oro e pietre preziose, in un bar di Crepurizão. Nella città vivono molti minatori che lavorano nei siti illegali dell’estrazione dell’oro, che spesso si trovano su terre indigene o aree forestali protette. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)
Un senza dimora nella zona portuale di Manaus. Manaus è una metropoli di due milioni di persone nel mezzo della foresta. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)
Alberti morti a causa dell’apertura della diga idroelettrica di Belo Monte ad Altamira, nello stato di Pará, che ha inondato 400 chilometri quadrati di foresta. (Tommaso Protti per la fondazione Carmignac)

Amazzonia in fiamme

Da gennaio a luglio del 2019 il fotografo Tommaso Protti ha viaggiato nell’Amazzonia brasiliana insieme al giornalista britannico Sam Cowie. Dalla regione orientale di Maranhão a quella occidentale di Rondônia, attraversando gli stati di Pará e Amazonas, i due reporter hanno ritratto la vita degli abitanti nelle città della foresta, al centro di una crisi sociale e umanitaria.

Protti ha potuto realizzare questo lavoro a lungo termine grazie al Carmignac photojournalism award, un importante premio di fotogiornalismo, che quest’anno era dedicato all’Amazzonia e alla sua deforestazione. Ogni anno dal 2009 la fondazione Carmignac finanzia la produzione di un progetto di fotografia investigativa sulle violazioni dei diritti umani e sulle questioni geostrategiche nel mondo.

In un’intervista, il fotografo ha spiegato che in questo lavoro ha voluto mostrare le trasformazioni sociali e la distruzione in corso nella regione: “Queste diverse forme di violenza sono le conseguenze dei cambiamenti nel mercato globale, oltre che dell’aumento esponenziale del consumo a livello mondiale, dalla cocaina alla carne bovina”, spiega Protti.

L’Amazzonia si estende per quasi sei milioni di chilometri quadrati coprendo nove stati latinoamericani. Negli ultimi vent’anni più di duemila nuove specie sono state scoperte nel bioma dell’Amazzonia, ma con il 17 per cento della sua superficie già distrutta, a causa del disboscamento illegale e dell’espansione agricola, la foresta pluviale è sempre più vulnerabile.

Tommaso Protti mostrerà il suo lavoro e parlerà della crisi dell’Amazzonia al festival di Internazionale a Ferrara venerdì 4 ottobre e domenica 6 ottobre.

Le sue foto saranno in mostra alla Maison européenne de la photographie, a Parigi, dal 4 dicembre 2019.

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