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Il ponte U Bein, Mandalay, 2019. (Andri Tambunan)
Una manifestazione contro il colpo di stato militare. Salween, stato di Karen, 2021. (Jittrapon Kaicome)
Yangon, 2015. (Aun Raza)
Senza titolo, dalla serie Dharmatā, Yangon, 2019. Dharmatā è una parola che in sanscrito significa “natura assoluta”. Nella lingua birmana parlata la parola è usata per indicare le mestruazioni. (S.W.H.)
La comunità indigena di Salween, stato di Karen, 2019. (Matias Bercovich)
Yangon unplugged, 2012. (Vincenzo Floramo)
Yangon calling, 2012. Durante una festa per celebrare il rilascio di un attivista arrestato durante una protesta antigovernativa. (Marco Gualazzini)
Una moschea abbandonata a Sittwe, nello stato di Rakhine, 2012. (Meeri Koutaniemi)
Una piantagione di oppio, stato Kachin, 2016. (H.L.)
Bird, Yangon, 2016. (Flavio Montrone)

Un paese da proteggere

Il 12 aprile è stata lanciata Print for crisis, una raccolta fondi che ha coinvolto più di ottanta fotorepoter che vivono e lavorano in Birmania. La campagna è stata avviata per sostenere il lavoro di fotografi e giornalisti che stanno documentando la crisi del paese in seguito al colpo di stato militare del 1 febbraio. Spesso sono diventati bersaglio delle repressioni: sono stati arrestati o feriti e le redazioni sono state perquisite.

“Contro ogni previsione e con grande rischio personale, questi professionisti stanno continuando a testimoniare e a condividere quello che sta accadendo in Birmania. Per questo il ricavato delle immagini in vendita andranno a sostenere il loro lavoro e il loro futuro”, dice la fotografa Chiara Luxardo, che insieme all’artista Olga Stefatou ha fondato Print for crisis. “Ma questa iniziativa è anche un modo per ricordare la bellezza e l’indipendenza del popolo birmano”, afferma Stefatou.

Le foto sono state scattate da fotografi birmani e di altre nazionalità. Le stampe sono in edizione limitata e saranno spedite in tutto il mondo a partire dal giugno del 2021. La raccolta fondi è aperta fino al 12 maggio.

Nella gallery, i nomi di alcuni autori birmani sono stati abbreviati con le iniziali per questioni di sicurezza.

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