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Gli Stati Uniti con il fiato sospeso

Fra Joe Biden del Partito democratico e Donald Trump del Partito repubblicano è un testa a testa per la presidenza, mentre i democratici conservano il controllo della camera dei rappresentanti. Notizie, grafici e approfondimenti.

È la crisi della democrazia

È la crisi della democrazia

Il vincitore della sfida per la Casa Bianca non c’è ancora e probabilmente non ci sarà per altre svariate ore. Il risultato è appeso alle sorti di cinque stati (Arizona, Georgia, Michigan, Pennsylvania, Wisconsin) che devono completare il conteggio dei voti. Considerato che in Pennsylvania il voto postale si può contare fino al 6 novembre bisognerà aspettare fino ad allora, a meno che l’esito negli altri quattro stati basti ad assegnare a uno dei due contendenti i 270 seggi del collegio elettorale. Per il momento Joe Biden è in vantaggio sul voto popolare ma Donald Trump ha incassato stati decisivi come la Florida e il Texas: l’auspicata “valanga blu” non c’è stata e anche la conquista del senato si prospetta improbabile per i dem.

La notizia non è il ritardo del risultato, perché si sapeva che l’accesso massiccio al voto postale causa covid avrebbe complicato lo spoglio. La notizia è che in una situazione ancora sommamente incerta il presidente uscente degli Stati Uniti scriva in un tweet e ribadisca in televisione che ha vinto lui con ampio margine, che “qualcuno sta cercando di scipparmi la vittoria” e annunci una guerriglia giudiziaria per rimanere al suo posto. È la consueta strategia di Trump: confondere realtà e finzione, negare i fatti, stracciare le regole. Ma applicata al risultato elettorale, questa strategia logora in radice la base stessa dell’edificio democratico, cioè l’attendibilità e la contabilità del voto. La “crisi epistemica”, cioè l’appannamento del confine fra vero e falso, diventa così immediatamente crisi costituzionale, con esiti non solo istituzionali ma anche sociali imprevedibili in un paese drammaticamente polarizzato come sono diventati sotto la sua presidenza gli Stati Uniti. Che sia stato Twitter – uno di quegli esecrati social networks cui nel senso comune viene attribuita la colpa della diffusione sistematica di fake news – a decidere responsabilmente di cancellare il tweet del presidente in quanto “fuorviante” rispetto al rito elettorale la dice lunga sulla paradossalità della situazione.

Trump, del resto, è riuscito a mantenere e ad accrescere la sua base elettorale malgrado la sua posizione negazionista sul covid, o meglio, grazie ad essa. Tra l’identificazione nel suo superomismo irresponsabile e la promessa fatta da Biden di una gestione più responsabile della pandemia, metà degli americani sceglie la prima opzione. Non sappiamo ancora chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca, ma sappiamo già quanta voglia di negare la realtà circoli nella disastrata società americana, e non solo lì. Più radicale di così la crisi della democrazia, epistemica e politica, non potrebbe essere.

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