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La popolazione di Garissa manifesta contro il terrorismo dopo la strage

Cortei e veglie di preghiera in tutto il paese per le 148 vittime della strage all’università di Garissa, dove il 2 aprile quattro uomini di Al Shabaab hanno sequestrato e ucciso centinaia di studenti nel campus della città, al confine con la Somalia

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Rafforzate le misure di sicurezza nelle chiese in Kenya per paura di attentati

Dopo l’attacco all’università di Garissa di giovedì 2 aprile, quando un gruppo di miliziani di Al Shabaab ha ucciso almeno 148 studenti, il governo keniano ha innalzato le misure di sicurezza durante le celebrazioni della Pasqua. In molte chiese sono state inviate guardie armate e agenti di polizia per proteggere i fedeli: nella cattedrale della Santa Famiglia di Nairobi la celebrazione della messa pasquale è difesa da poliziotti con mitra e per entrare in chiesa i fedeli devono passare attraverso un metal detector.

Innalzato anche il livello di allerta nei luoghi pubblici della capitale e nella regione della costa orientale. Willybard Lagho, prete cattolico di Mombasa, ha dichiarato che alcune chiese hanno assunto guardie di sicurezza private per proteggere le celebrazioni della domenica di Pasqua.

In Kenya i cristiani sono l’83 per cento su una popolazione di 44 milioni di persone. Dopo il massacro di Garissa Al Shabaab ieri ha minacciato nuovi attacchi evocando una “lunga e terribile guerra” e un “nuovo bagno di sangue”.

A Garissa e in quattro contee confinanti con la Somalia il governo ha imposto un coprifuoco e ha inviato elicotteri a monitorare il territorio. Dopo l’attacco il governo era stato criticato per aver trascurato il problema della sicurezza nella regione, nonostante cittadini e amministratori avessero ripetutamente espresso al governo i loro timori su possibili attacchi. Reuters

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