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L’Unione europea concede un prestito da 1,8 miliardi di euro all’Ucraina

A Riga in Lettonia si sono riuniti i capi di stato e di governo europei per discutere di partenariato orientale con sei paesi che ambiscono a entrare a lungo termine nell’Unione europea (Armenia, Azerbaigian, Moldavia, Georgia, Ucraina e Bielorussia).

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Il vertice di Riga non è contro la Russia, sostiene Angela Merkel

La cancelliera Angela Merkel al Bundestag a Berlino.

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha sottolineato che il partenariato orientale non è “uno strumento per l’allargamento dell’Unione europea” in un’audizione davanti ai deputati del Bundestag, il parlamento tedesco, nel giorno d’inizio della riunione dei capi di stato e di governo europei sul partenariato orientale a Riga. “Non dobbiamo suscitare false aspettative che in futuro non saremo in grado di rispettare” ha detto Merkel aggiungendo che, a causa della crisi in Ucraina, il ripristino del formato G8 con la Russia “non è immaginabile”. “Finché la Russia non tornerà a riconoscere i valori comuni non si può tornare al G8” ha fatto notare.

La cancelliera ha però voluto rassicurare Mosca sul fatto che “il partenariato orientale non è diretto contro nessuno, soprattutto non è contro la Russia”. E le sei ex repubbliche sovietiche che nella capitale lettone si riuniranno nelle prossime ore con i leader europei non saranno chiamate a scegliere tra, “da un lato un riavvicinamento con l’Unione europea e, dall’altro, le ambizioni della Russia a un partenariato più stretto con questi paesi”.

L’annessione della Crimea e il sostegno di Mosca ai separatisti del Donbass nell’est dell’Ucraina hanno dimostrato negli ultimi anni la determinazione del Cremlino a impedire, anche con la forza, l’avanzata dei suoi ex satelliti verso l’occidente e la riduzione della sua zona d’influenza. Al vertice del partenariato orientale di Vilnius, nel novembre del 2013, l’allora presidente dell’Ucraina Viktor Janukovič rifiutò all’ultimo momento di firmare un accordo di associazione con l’Unione europea, provocando manifestazioni di piazza che portarono alla sua deposizione e al conflitto separatista nel paese. L’accordo fu poi firmato il 28 giugno 2014 dal presidente pro-europeo Petro Porošenko.

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