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L’Eurogruppo si riunisce sabato, quattro giorni per salvare Atene

I margini di tempo per salvare la Grecia dalla bancarotta si accorciano ogni ora di più. L’Eurogruppo dovrà cercare di firmare un accordo sabato, domenica le riforme concordate dovranno essere approvate dal parlamento di Atene e lunedì dovrà votarle i parlamento tedesco. Martedì, 30 giugno, è il giorno della verità: Atene deve pagare quasi 1,6 miliardi al Fondo monetario internazionale e senza il prestito di Bruxelles non può riuscirci

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Alexis Tsipras incontra di nuovo i creditori dopo il fallimento dei negoziati della notte scorsa

Il primo ministro greco Alexis Tsipras ad Atene, il 23 giugno 2015.

Il premier greco Alexis Tsipras riprende oggi a partire dalle 9 i colloqui con i creditori internazionali, mentre il tempo stringe per trovare un accordo in grado di evitare il default e la possibile uscita di Atene dall’euro. La riunione della scorsa notte, cominciata verso le 23, con i rappresentanti di Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale non ha portato ad alcun accordo: i creditori hanno rifiutato ancora una volta le proposte di Atene per ottenere i nuovi aiuti.

Oggi alle 13 si riunirà l’eurogruppo, che raccoglie i ministri economici dell’eurozona, che però potrebbe rivelarsi inutile senza un accordo tra Tsipras e i creditori. Due ora più tardi invece si riuniranno i capi di stato europei.

La Grecia, per rispettare le scadenze sui pagamenti ed evitare il default, ha bisogno di ricevere la nuova tranche da 7,2 miliardi di euro del piano di aiuti. Atene inoltre deve restituire quasi 1,6 miliardi di euro all’Fmi entro il 30 giugno.

Un funzionario dell’esecutivo di Tsipras ha dichiarato che “il governo greco resta fermo sulle sue posizioni”. Le proposte della Grecia ai creditori includono:

  • Nuove tasse per le imprese e sui beni di lusso
  • Aumento dell’iva
  • Aumento dei contributi per le pensioni sanitarie e integrative
  • Nessun nuovo taglio alle pensioni e agli stipendi dei dipendenti pubblici

I creditori, soprattutto il Fondo monetario internazionale, rifiutano queste proposte e chiedono un aumento delle tasse e ulteriori tagli alla spesa pubblica.

Un eventuale accordo dovrà essere approvato dal parlamento greco e anche dagli altri governi della zona euro.

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