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L’eurogruppo aspetterà il referendum in Grecia prima di riprendere le trattative

Il premier greco ha parlato alla tv di stato Ert. Alexis Tsipras ha confermato che il referendum del 5 luglio sulla proposta dei creditori si farà e ha invitato i greci a votare no. L’eurogruppo di oggi non ha portato a novità sostanziali e si riunirà di nuovo solo dopo i risultati del referendum

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La crisi in Grecia vista dalla stampa europea

L’euro è compatibile con il modello sociale europeo?
El País
“Come si gestisce la tensione tra una democrazia nazionale e un club sovranazionale come l’eurozona?”, si chiede l’editorialista ed economista Joaquín Estefanía. “È questa la questione che, in ultima istanza, si decide in questi giorni in Grecia”.

Nel corso di questa crisi i cittadini greci ed europei si sono posti due domande: “L’euro è una camicia di forza dorata? È compatibile con il modello sociale europeo?”.

“L’euro è stato il progetto politico più importante nella storia dell’Unione europea”, conclude Estefanía, “anche se ha comportato un enorme cessione di sovranità nazionale, con la buona intenzione di portare benessere ai cittadini. Quando ciò non accade – perché è stato concepito male ed è incompleto, o perché la sovranità è trasferita a persone o istituzioni che hanno meno legittimità democratica di quelle nazionali – le domande di fondo rimangono aperte”.

El País, il 1 luglio 2015.

Una domanda tranello per i greci
Les Echos
Per l’editorialista Jean-marc Vittori, la domanda a cui devono rispondere i greci domenica non è la vera domanda: “La vera scelta che devono fare è: ‘Volete che la Grecia esca dall’euro?’”. E “i greci sanno fin troppo bene che cosa hanno da perdere con il Grexit”. Eppure il primo ministro Alexis Tsipras, continua Vittori, “ha preferito porre un’altra domanda”, estremamente tecnica e comprensibile solo a uno specialista, e ha chiesto di votare “no”. “Una prima, dato che ogni forza al potere chiede di votare ‘sì’ nei referendum che sottopone al popolo”.

“Chiedendo di votare ‘no’, il premier greco è diventato il capo dell’opposizione. Un capo che denuncia i creditori, che rifiuta la responsabilità del potere, che nega gli obblighi della realtà. I greci rischiano di votare ‘no’ pensando ‘sì’. La democrazia, parola di origine greca, non ne uscirà cresciuta. Contrariamente a un’altra parola anch’essa di origine greca: il caos”.

Le responsabilità di Angela Merkel
Süddeutsche Zeitung
Il caposervizio dell’economia Claus Hulverscheidt, pur difendendo l’idea e le finalità del programma di austerity, accusa la cancelliera tedesca Angela Merkel di mancare di coraggio e di empatia: conosceva i problemi della Grecia, ma ha rifiutato di modificare la sua strategia. Adesso Merkel deve solo sperare che i greci prendano una decisione più saggia dei loro rappresentanti, anche se questo richiederà in seguito molta più flessibilità e impegno da parte della cancelliera.

“Se si vuole davvero l’Europa”, commenta Hulverscheidt, “bisogna tener presente che alla lunga non si può andare avanti senza un parlamento dell’eurozona, un ministro delle finanze dell’euro, un sistema di riequilibrio finanziario. La cancelliera, tuttavia, tace e preferisce accusare quel sistema di trattati bilaterali, accordi e patti che lei stessa ha creato durante la crisi. Questa politica della rinazionalizzazione è stata più dannosa che utile all’Europa e in molti paesi ha favorito l’ascesa dei partiti estremisti”.

Anche l’austerità ha i suoi limiti
The Daily Telegraph
La crisi greca offre al governo conservatore britannico un’opportunità perfetta per rafforzare le sue misure di austerità, scrive l’editorialista Mary Riddell. Il ministro delle finanze George Osborne può usare l’azione “scriteriata” del governo di Syriza come la prova della necessità di proseguire con i tagli da 12 miliardi di sterline al bilancio del welfare britannico, voluti dal governo contro un’opposizione divisa su Grecia e austerity.

Ma, conclude Riddel, il governo britannico farebbe bene a trarre una lezione dalla débâcle greca e a capire che ci sono dei limiti del sostegno popolare alle misure di austerità: “Gli elettori possono sopportare i sacrifici immeritati solo fino a un certo punto prima di esplodere, protestando violentemente o prendendo d’assalto le banche, oppure anche, come nel caso della Grecia, eleggendo un governo pronto a portare l’economia sull’orlo della rovina”.

Il giorno che non sarebbe mai dovuto esistere
De Standaard
Oggi la Grecia ha raggiunto il club del quale fanno parte lo Zimbabwe, la Somalia e il Sudan, scrive il caporedattore Bart Sturtewagen. Anche se non è la prima volta che il paese è in default, il fatto che ora faccia parte dell’unione monetaria europea cambia tutto: “L’euro non è solo uno strumento finanziario. È la manifestazione più concreta della volontà di centinaia di milioni di europei di mettere in comune i loro beni. Il modo in cui è stato gestito negli ultimi mesi e anni colpisce la credibilità di tutto il progetto europeo”.

De Standaard, il 1 luglio 2015.

Il contagio greco può destabilizzare l’Europa
Gazeta Wyborcza
L’editorialista Jacek Beylin chiede alla Grecia e all’Unione europea di fare uno sforzo dell’ultimo momento per raggiungere un accordo che dovrebbe, comunque, essere più favorevole per i greci. In mancanza di accordo, la crisi potrebbe estendersi al resto dell’Europa, compresa la Polonia, distruggendo la solidarietà europea, rafforzando gli eurofobi e minacciando la fiducia nell’Unione degli europei.

Secondo Beylin, il Grexit avrà anche altri effetti: “Abbandonata e in bancarotta, la Grecia potrebbe destabilizzare in modo permanente l’Europa e diventare terreno fertile per le forze estremiste – fasciste e neocomuniste – di tutto il continente. Molto probabilmente, la Grecia formerà anche un’alleanza con la Russia, indebolendo così la sicurezza europea”.

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