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Il partito di Angela Merkel diviso sul salvataggio di Atene

I deputati tedeschi hanno approvato il terzo piano di aiuti per la Grecia. La votazione, dopo tre ore di dibattito in aula, si è conclusa con 454 voti a favore, 113 contrari e 18 astenuti, dei 585 deputati presenti, come ha annunciato il presidente Norbert Lammert. L’approvazione del Bundestag è imprescindibile perché il piano di salvataggio concordato tra il premier greco Alexis Tsipras e i creditori continui il suo iter fino all’attuazione. Atene deve rimborsare 3,5 miliardi di euro alla Banca centrale europea entro il 20 agosto, quindi il prestito da 85 miliardi deve essere autorizzato in fretta.

Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble durante il dibattito sulla Grecia al Bundestag di Berlino, il 17 luglio del 2015.

Il voto di questa mattina però ha messo in evidenza una profonda frattura all’interno del partito di Angela Merkel. Del gruppo parlamentare dell’Unione Cdu-Csu, composto da 311 deputati, hanno votato no agli aiuti ben 63 deputati, mentre altri 3 si sono astenuti. Qualcuno nel corso della notte ha cambiato idea: la sera precedente infatti, nel corso della riunione del gruppo, erano stati 56 ad annunciare il proprio voto contrario, 4 la volontà di astenersi. Il gruppo Cdu-Csu dispone di 311 seggi; la maggioranza oggi era fissata a 293: Merkel non ce l’avrebbe fatta senza i voti dei socialdemocratici (Spd), che sono al governo in coalizione con la Cdu, e dei Verdi, all’opposizione.

I cronisti hanno sottolineato l’inatteso silenzio della cancelliera Merkel che non ha preso la parola per difendere il piano. Ha parlato solo il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble che ha chiesto di votare sì e autorizzare quindi il prestito immediato di 25 miliardi alla Grecia.

Nei giorni scorsi Merkel e Schäuble hanno cercato di tranquillizzare i deputati ribelli, insistendo sul fatto che il Fondo monetario internazionale affiancherà le istituzioni europee che concederanno il terzo prestito ad Atene. Ma la verità è che la partecipazione dell’istituto di Washington non è per nulla scontata: la sua direttrice Christine Lagarde ha più volte dichiarato che darà il suo contributo solo se gli europei acconsentono ad un alleggerimento del debito greco, che considera insostenibile altrimenti. Il debito di Atene sfiora il 200 per cento del pil nazionale e con le riforme previste dal terzo piano di aiuti arriverebbe solo al 160 per cento.

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