×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Il ritorno degli squali

Uno squalo limone a Key Largo, in Florida, settembre 2012. (Jason Arnold, Ap/Ansa)

Mentre negli Stati Uniti si apre la stagione balneare, alcuni esperti prevedono per quest’anno un aumento degli attacchi da parte degli squali, tale da superare il numero record del 2015.

“È probabile che quest’anno avremo più attacchi rispetto all’anno scorso”, ha dichiarato in un’intervista George Burgess – direttore dell’International Shark Attack File presso l’Università della Florida – poco prima del fine settimana di vacanza del Memorial day, che segna ufficiosamente l’inizio delle vacanze estive e della stagione balneare negli Stati Uniti.

Secondo Burgess nel 2015 gli attacchi di squali sono stati 98, tra cui sei mortali.

A cosa è dovuto questo aumento? Da una parte le popolazioni degli squali si stanno lentamente ripopolando dopo aver toccato i minimi storici negli anni novanta, dall’altra anche la popolazione mondiale è cresciuta e l’aumento delle temperature sta spingendo sempre più persone a fare il bagno al mare, spiega Burgess.

Eppure l’università fa notare che gli attacchi mortali di squali, nonostante l’indubbio effetto che suscitano, sono così rari che per i bagnanti è più alto il rischio di morire sepolti dal crollo di un castello di sabbia troppo pesante.

Con i loro temibili denti e quella pinna dorsale che ha ispirato film di successo, serie tv e souvenir da spiaggia, è difficile credere che un secolo fa gli scienziati americani fossero convinti che gli squali non avrebbero mai aggredito degli esseri umani nelle acque temperate degli Stati Uniti senza essere provocati.

Le cose sono cambiate nel luglio del 1916, quando quattro persone morirono nel corso di alcuni attacchi avvenuti vicino alle coste del New Jersey. Le morti furono attribuite a una tartaruga marina fino alla cattura, lì vicino, di un grande squalo bianco che aveva alcuni resti umani nello stomaco.

Se per decenni gli attacchi hanno reso più prudenti i bagnanti, il film Lo squalo ha trasformato l’ex cacciatore in preda

Da allora l’opinione pubblica sugli squali è cambiata clamorosamente, e la paura dei nuotatori è stata alimentata da storie come quella raccontata nel film del 1975 Lo squalo, vincitore del premio Oscar e tratto dal libro di Peter Benchley, oppure nella recente serie televisiva Shark week trasmessa da Discovery Channel.

Nel 1891, alcuni anni prima degli attacchi nel New Jersey, l’uomo d’affari milionario Hermann Oelrichs aveva offerto un premio di cinquecento dollari (più di 13mila dollari attuali) a chiunque fosse stato in grado di provare che uno squalo avesse mai morso un essere umano in acque non tropicali. Nessuno ha mai reclamato il premio.

Stimati scienziati del Museo americano di storia naturale di New York hanno considerato la scommessa di Oelrichs come la prova che nessuno squalo avrebbe mai morso un essere umano.

Perfino il New York Times, in un editoriale del 1915 intitolato “Let us do justice to the sharks” (Rendiamo giustizia agli squali), ha citato l’offerta di Oelrichs, sostenendo che “a quanto pare non c’è motivo di definire pericolosi gli squali in questa parte di mondo”.

Se per decenni quegli attacchi hanno reso più prudenti i bagnanti, secondo Burgess il film Lo squalo ha trasformato l’ex cacciatore in preda.

“Qualsiasi americano aitante si è sentito in dovere di andare a caccia di squali, lche si catturavamo agevolmente”, racconta il professore della Florida, spiegando che l’animale può essere pescato anche da piccole imbarcazioni che si spingano a largo. “È diventato il marlin delle classi popolari”.

Un mercato fiorente

Gli squali venivano uccisi sia da flotte di pescatori sportivi sia da pescatori professionisti che rifornivano i negozi d’alimentari statunitensi e il mercato asiatico, ghiotto di zuppa di pinna di squalo, considerata afrodisiaca in alcune culture.

Alla fine degli anni ottanta le popolazioni di squali si stavano rapidamente riducendo e gli scienziati hanno lanciato l’allarme. La prima legge in difesa degli squali è stata approvata negli anni novanta in Florida, lo stato americano dove vive la più ampia popolazione di squali: la pesca quotidiana era stata limitata a uno squalo a persona, racconta Burgess.

In seguito sono state approvate alcune misure di salvaguardia a livello federale, a cui si è accompagnato un maggiore sforzo da parte dei singoli stati, come il divieto di tagliare la pinna degli squali, che è stato approvato da dieci stati ed è attualmente allo studio nel Rhode Island.

Alcune iniziative di conservazione hanno fatto conoscere alla popolazione un altro lato degli squali: il loro legame vitale con l’ecosistema oceanico, la loro natura curiosa e timida e anche la nascita dei loro cuccioli che ricorda più un parto umano che una deposizione di uova, come accade per gli altri pesci.

Il pubblico è chiaramente interessato. Gli acquari, da San Francisco a Brooklyn, affermano che gli squali sono tra le attrazioni più di successo e alcune persone sono disposte a pagare centinaia di dollari per nuotare accanto a loro.

Mario Caruso, un uomo di 42 anni con due figli, si è detto molto soddisfatto di aver pagato 250 dollari per passare un’ora in una gabbia metallica immersa nell’oceano Atlantico circondato da squali che gli si aggiravano intorno, a largo di Montauk, nello stato di New York. “La prima volta ti arriva una scarica di adrenalina e poi… Che denti!”.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dall’agenzia britannica Reuters.

pubblicità