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Il diritto all’aborto vince davanti alla corte suprema statunitense

Sostenitrici del diritto all’aborto festeggiano, a Washington, dopo che la corte suprema ha giudicato troppo restrittiva la legge sull’aborto applicata dal 2013 in Texas, il 27 giugno 2016. (Pete Marovich, Getty Images)

Prochoice (per la scelta) contro prolife (per la vita). Negli Stati Uniti da molti anni infuria la battaglia tra chi sostiene e chi si oppone al diritto all’aborto. In questo scontro la corte suprema ha dato una vittoria schiacciante ai primi. Con cinque voti contro tre, la più alta autorità giudiziaria del paese ha riaffermato il 27 giugno il diritto delle donne a scegliere un’interruzione volontaria della gravidanza.

In concreto la corte ha giudicato illegale una legge votata in Texas nel 2013, che imponeva alle cliniche dove si praticano gli aborti di avere un blocco operatorio simile a quello di un ospedale. Questo aveva provocato la chiusura di molte cliniche, costringendo tante donne a percorrere lunghe distanze e aspettare a volte diverse settimane per interrompere la gravidanza indesiderata. Fattori che in alcuni casi le hanno costrette a rinunciare all’intervento.

Per la Cnn questa decisione “spettacolare” sull’aborto è la più importante degli ultimi 20 anni, e potrebbe avere conseguenze in altri stati, scoraggiandoli dal seguire un modello conservatore come quello texano.

Un grande passo avanti
Quasi un migliaio di persone si sono riunite sotto il sole di Washington davanti alla corte suprema – su cui campeggia la scritta Equal justice under law (Giustizia uguale davanti alla legge) – per manifestare la loro gioia dopo quello che considerano un “grande passo avanti”. Al contrario i responsabili repubblicani hanno duramente condannato la decisione dell’istituzione, così come hanno fatto i mezzi d’informazione conservatori.

E adesso? L’opinione pubblica è probabilmente favorevole alla decisione della corte suprema, ma questo non supera tutte le divisioni che esistono sull’argomento. Di fatto più di 40 anni dopo la legalizzazione dell’aborto (sentenza Roe contro Wade del gennaio 1973), diversi stati moltiplicano le misure restrittive per ostacolare questo diritto

In questo anno di elezioni presidenziali (l’8 novembre) nessuno dubita che l’argomento sarà oggetto di animate discussioni tra i due candidati alla Casa Bianca. Tanto più che difendono posizioni diametralmente opposte: da un lato la democratica Hillary Clinton è una convinta prochoice; dall’altro il repubblicano Donald Trump ha affermato di essere pronto a sostenere delle sanzioni contro i medici che praticano l’aborto.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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