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Fallito un golpe militare in Turchia

Attorno alle 22 del 15 luglio un gruppo di militari ha dichiarato di aver preso il potere in Turchia. Migliaia di persone sono scese in strada per bloccare i carri armati che avevano circondato il parlamento di Ankara, bloccato l’aeroporto Atatürk e il ponte sul Bosforo a Istanbul. Sono rimaste uccise almeno 290 persone. Dopo una notte di combattimenti, i golpisti si sono arresi.

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I bersagli della repressione di Erdoğan dopo il golpe in Turchia

Il quartier generale della polizia ad Ankara, il 19 luglio 2016. L’edificio era stato colpito nelle violenze scoppiate durante il colpo di stato del 15 luglio. (Dimitar Dilkoff, Afp)

Dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha ordinato un giro di vite contro i presunti simpatizzanti dei golpisti che ha riguardato almeno 58mila persone tra giudici, insegnanti, funzionari pubblici e soldati.

Chi è nel mirino e perché?

L’obiettivo esplicito del presidente è quello di “ripulire tutte le istituzioni statali”, in particolare quello che lui chiama “lo stato parallelo” che sarebbe guidato dal suo rivale Fethullah Gülen, il religioso in esilio volontario negli Stati Uniti.

Gülen ha molti nemici, ma ha anche un gran numero di sostenitori che sposano un’interpretazione moderata dell’islam e versano fino al 20 per cento del loro reddito al movimento. Hanno ruoli in tutti i settori della società turca e, secondo alcune fonti locali, alcuni di loro hanno confessato il coinvolgimento nel tentato colpo di stato.

Erdoğan continua a chiedere l’estradizione di Fethullah Gülen: ne ha parlato anche il 19 luglio durante una telefonata con Barack Obama, che ha ribadito la necessità di prove più precise.

Chi viene epurato?

L’epurazione è così estesa che secondo molti era già stata preparata dal presidente. Circa novemila persone sono state arrestate e molte altre sono state sospese dal loro incarico.

  • 7.500 militari sono stati arrestati, tra cui 85 generali e ammiragli
  • 8.000 poliziotti sono stati rimossi e mille arrestati
  • 3.000 membri della magistratura, tra cui 1.481 giudici, sono stati sospesi
  • 15.200 funzionari del ministero dell’istruzione hanno perso il lavoro
  • 21.000 insegnanti hanno avuto le licenze revocate
  • 1.577 presidi di facoltà universitarie sono stati obbligati a dimettersi
  • 1.500 collaboratori del ministro delle finanze sono stati rimossi
  • 492 imam, predicatori e insegnanti di religione sono stati licenziati
  • 393 collaboratori del ministro per le politiche sociali sono stati licenziati
  • 257 dipendenti dell’ufficio primo ministro sono stati rimossi
  • 100 funzionari dell’intelligence sono stati sospesi

L’elenco potrebbe essere incompleto perché la situazione è in evoluzione.

Militari arrestati a Mersin, in Turchia, il 19 luglio 2016.

Perché il settore dell’istruzione?

Il presidente Erdoğan considera la crescita dell’istruzione islamica nelle scuole e nelle università come una missione. Da quando il suo partito, il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp, di matrice islamica), è salito al potere nel 2002, il numero di bambini che frequentano le scuole religiose (imam hatip) è cresciuto del 90 per cento. Erdoğan ha più volte detto di voler far crescere una “generazione pia” e ha riformato l’istruzione statale in questo senso.

Quello che è meno chiaro è il motivo per cui sono presi di mira anche i rettori delle università. Potrebbe essere in preparazione un rinnovamento delle 300 università del paese. Intanto, il 20 luglio, il Consiglio per l’istruzione superiore ha vietato le missioni all’estero del personale accademico.

Perché tanti dipendenti pubblici?

Il giro di vite potrebbe essere fatto risalire a uno scandalo del 2010 che riguardava dei concorsi pubblici truccati: anche allora furono sospettati dei seguaci di Gülen.

Un’altra possibilità è che il governo stia eliminando gli avversari della comunità alevita, che conta circa 15 milioni di fedeli. L’Akp è un partito prevalentemente sunnita, mentre la setta alevita combina elementi dell’islam sciita con tradizioni popolari preislamiche.

La censura

Il giro di vite riguarda anche l’informazione. Il Consiglio supremo per la radio e la televisione (Rtuk) ha deciso di revocare le licenze di 24 emittenti radio o tv “collegate o sostenitrici” del movimento ispirato a Gülen.

Il 20 luglio il governo ha bloccato l’accesso al sito di Wikileaks, che aveva pubblicato circa 300mila email provenienti dall’account di posta dell’Akp.

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