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Prima del voto le carceri del Gambia si riempiono di oppositori

Sostenitori del candidato dell’opposizione Adama Barrow a Jambur, in Gambia, il 26 novembre 2016. (Marco Longari, Afp)

Alle elezioni del 1 dicembre il presidente del Gambia Yahya Jammeh si presenterà per un quinto mandato e all’inizio della campagna elettorale ha fatto appello perché il voto sia libero. Dal 1994 Jammeh governa con il pugno di ferro questo piccolo stato anglofono dell’Africa occidentale, incuneato nel territorio del Senegal, tranne che per l’affaccio sull’oceano Atlantico. L’opposizione è riuscita eccezionalmente a compattarsi dietro un unico candidato, Adama Barrow del Partito democratico unito (Pdu), e intravede dopo molti anni la possibilità di successo, nonostante le organizzazioni per la difesa dei diritti umani denuncino un clima d’intimidazione.

Jainaba Bah, la moglie dell’ex viceministro degli esteri Mamadou Sajo Jallow, che è in carcere da settembre e non ha ancora potuto incontrare un avvocato, racconta di non aver mai ricevuto spiegazioni per l’arresto del marito. “Secondo me è stato arrestato solo perché ho sostenuto pubblicamente il Pdu”, spiega Bah che ora si è rifugiata in Svezia. “Non dormo più”, aggiunge ricordando le storie di torture e di abusi nelle prigioni gambiane, in particolare in quella di Mile Two, dov’è rinchiuso suo marito.

Secondo l’attivista per i diritti delle donne Isatou Touray, che fa parte della coalizione d’opposizione, vicende inspiegabili e crudeli come quella di Jallow sono all’ordine del giorno in Gambia. “È la regola sotto il regime di Jammeh: non si può prevedere se un ministro continuerà a essere in carica fra tre mesi, o perfino fra tre giorni”, ha detto Touray a un comizio, denunciando i metodi dittatoriali del potere. Interrogate dall’Afp, le autorità non hanno risposto a queste accuse.

A loro rischio e pericolo
I politici che prendono le distanze dal governo lo fanno a loro rischio e pericolo, in particolare quelli che si uniscono al Partito del congresso democratico del Gambia (Gdc), la formazione creata da Mama Kandeh, anche lui candidato alle presidenziali, che ha un grosso seguito soprattutto tra i delusi del partito al potere, l’Alleanza patriottica per la costruzione e l’orientamento (Aprc). Tina Faal, che ha espresso il suo sostegno al Gdc, era stata nominata come deputata in parlamento dallo stesso presidente Jammeh. Dopo essere stata rinchiusa in carcere lo scorso luglio con l’accusa di corruzione, ad agosto è stata riarrestata per tre settimane senza spiegazioni, anche se aveva ottenuto la libertà condizionale.

Perfino i mezzi d’informazione vicini al governo non sono al sicuro. Il direttore generale della radiotelevisione di stato Grts, Momodou Sabally, e il corrispondente specializzato in agricoltura, Bakary Fatty, sono stati arrestati l’8 novembre dai servizi segreti. Secondo gli attivisti per i diritti umani, sono accusati di aver mandato in onda immagini di militanti dell’opposizione nel momento in cui era prevista una trasmissione su un progetto agricolo lanciato dalla moglie di Jammeh. Sabally è stato accusato di crimini economici, abuso d’ufficio e diffusione di false notizie.

Tuttavia, nonostante la minaccia costante degli arresti, da aprile molte persone osano esprimersi più liberamente per chiedere riforme politiche, in particolare dopo le manifestazioni scatenate dalla morte in carcere di un oppositore, Solo Sandeng. A luglio il capo del Pdu, Ousainou Darboe, è stato condannato insieme ad altre trenta persone per riunione illegale. “Il nostro leader Ousainou Darboe è stato arrestato a pochi metri da qui”, racconta un giovane che indossa una maglietta con i colori dell’opposizione. “Molti temono che anch’io sarò arrestato, ma non me ne importa niente”.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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