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La risposta incerta degli Stati Uniti agli attacchi informatici russi

L’ultima conferenza stampa dell’anno di Barack Obama alla Casa Bianca, Washington, il 16 dicembre 2016. (Carlos Barria, Reuters/Contrasto)

A cinque settimane dal passaggio di consegne, il presidente uscente Barack Obama ha alzato la voce sugli attacchi di hacker russi che hanno caratterizzato la campagna per le presidenziali statunitensi. In un’intervista alla National Public Radio, Obama ha annunciato rappresaglie nei confronti di Mosca.

“È chiaro che se un governo straniero, qualunque esso sia, minacci l’integrità delle nostre elezioni, allora è nostro dovere reagire”, ha detto Obama. “E noi lo faremo. Quando e dove saremo noi a deciderlo”, ha precisato sottolineando “che alcune di queste rappresaglie saranno esplicite e pubbliche, altre forse no”.

In una conferenza stampa alla Casa Bianca, Obama ha chiaramente accusato il presidente russo Vladimir Putin per gli attacchi informatici . “Il nostro obiettivo è inviare un messaggio chiaro alla Russia e ad altri, che non devono provocarci perché anche noi possiamo rispondere”, ha avvertito Obama. Per quanto riguarda i servizi segreti, il capo dell’Fbi James Comey e il direttore dei servizi di informazione nazionale (Dni), James Clapper, hanno accettato le conclusioni della Cia sull’ingerenza della Russia nelle elezioni statunitensi.

Agire in fretta
Il presidente statunitense è comunque rimasto evasivo sulla natura della risposta da dare. Secondo il New York Times i servizi segreti avevano proposto una serie di risposte possibili, ma “alcune opzioni sono state respinte perché considerate inefficaci o troppo rischiose”. Tra queste soluzioni, la divulgazione dei legami finanziari del presidente Putin con gli oligarchi, il divieto di viaggiare all’estero per gli alti funzionari dei servizi segreti militari russi (Gru) o la manipolazione del codice informatico usato dalla Russia per progettare le sue armi informatiche.

Obama deve però fare in fretta perché il suo mandato finisce il 20 gennaio. Nel frattempo Donald Trump continua a non ascoltare gli avvertimenti dei servizi segreti, che considera politicamente influenzati, e rimane fedele alla promessa di ridefinire le relazioni tra Mosca e Washington, respingendo così ogni possibilità di reazione e ipotizzando addirittura la fine delle sanzioni verso la Russia.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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