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Un segnale importante per la pace in Colombia

Ex combattenti delle Farc seguono un addestramento per la bonifica dalle mine a La Montañita, nel dipartimento di Caquetá, Colombia, ottobre 2019. (Juan Barreto, Afp)

Per alcuni l’accordo di pace tra il governo colombiano e il gruppo guerrigliero delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), che nel 2016 ha messo fine a una guerra civile durata 52 anni, è troppo indulgente nei confronti dei guerriglieri. Secondo loro, il difetto dell’accordo sarebbe soprattutto la Giurisdizione speciale per la pace (Jep), un tribunale istituito per indagare e giudicare i crimini commessi durante il conflitto. Il partito Centro democrático di Álvaro Uribe – l’ex presidente che all’inizio del millennio ha combattuto le Farc ed è il mentore dell’attuale capo di stato, Iván Duque – sostiene che lo scopo della Jep sia punire i militari e allo stesso tempo garantire l’impunità ai criminali delle Farc.

Il 28 gennaio il tribunale ha smentito questa tesi. Nella sua prima sentenza da quando è stato creato, quattro anni fa, l’istituzione ha formalizzato i capi di imputazione contro otto leader delle Farc per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Le accuse sono legate all’attività di rapimento e riscatto portata avanti dall’organizzazione per finanziare la guerra contro lo stato. Tra gli accusati figurano l’ex comandante in capo Rodrigo Londoño, noto come Timochenko, e altri due leader che oggi siedono in parlamento.

A questo punto sette degli otto imputati (uno è deceduto) avranno trenta giorni di tempo per accettare o respingere le accuse. Se si dichiareranno colpevoli, la Jep limiterà la loro libertà e forse li assegnerà ad attività di bonifica dalle mine o alla costruzione di scuole nelle zone più colpite dal conflitto, ma non emetterà una condanna al carcere. Se invece si dichiareranno innocenti, l’unità investigativa della Jep cercherà di dimostrare la loro colpevolezza in un processo. Se così fosse, i giudici della Jep potrebbero condannarli a vent’anni di prigione.

Le 332 pagine della sentenza rivelano dettagli finora sconosciuti sulle condizioni in cui le Farc hanno tenuto alcuni dei 21.396 ostaggi rapiti dal 1980 al 2016. I guerriglieri, che sostenevano di combattere per una società più giusta, rapivano persone sia ricche sia povere, picchiavano e affamavano gli ostaggi e li controllavano sempre, quando si lavavano o andavano in bagno. Molti erano costretti a urinarsi nei vestiti e per mesi non ricevevano il permesso di lavarsi. Durante le marce nella giungla erano incatenati, molti di loro al collo. Spesso erano chiusi in gabbie. Alcune vittime erano rinchiuse per ore in scatole di legno appena sufficienti per contenerli. I ribelli ordinavano ad alcuni prigionieri di scavare le proprie fosse come forma di tortura psicologica.

La giustizia riparativa cerca di riconciliare le vittime e chi ha commesso i crimini attraverso la ricostruzione della verità

Le rivelazioni sconvolgenti della corte mostrano che il peculiare sistema colombiano di “giustizia di transizione” può funzionare. La maggior parte dei tribunali di questo tipo sono stati creati da istituzioni internazionali come le Nazioni Unite. La Jep, invece, è il primo tribunale per crimini di guerra e contro l’umanità a essere stato istituito dai partiti di un paese attraverso un accordo di pace. L’istituzione è innovativa anche perché emette le sue sentenze attraverso la “giustizia riparativa”, sottolinea Maria Camila Moreno dell’International centre for transitional justice, un gruppo di pressione con sede a New York.

La giustizia riparativa cerca di riconciliare le vittime e chi ha commesso i crimini, soprattutto attraverso la ricostruzione della verità. Il tribunale ha parlato con più di 2.500 vittime di rapimenti. La giustizia colombiana ordinaria non l’aveva mai fatto quando aveva processato in contumacia i guerriglieri delle Farc durante il conflitto. Inoltre la Jep ha raccolto la testimonianza dei rapitori, che in base all’accordo di pace sono obbligati a confessare i loro crimini. Alcuni hanno parlato per sedici ore.

Come ha riferito Julieta Lemaitre, la magistrata incaricata d’indagare sui rapimenti, i leader della cupola delle Farc hanno dichiarato di essere sconvolti dai raccapriccianti resoconti. I comandanti come Timochenko sostengono di aver ordinato che gli ostaggi fossero trattati in modo corretto, ma secondo la Jep gli ordini erano solo di tenerli in vita. I comandanti non imposero nessuna regola per evitare gli abusi. In base al diritto penale internazionale i capi sono tenuti a sapere se i loro subordinati commettono crimini di guerra e contro l’umanità, e hanno il compito di evitare che questo succeda. La Jep li ha processati come se avessero commesso personalmente gli abusi.

È una sentenza devastante per le Farc, che oggi sono un partito politico. L’accordo di pace garantisce all’organizzazione dieci seggi in parlamento fino al 2026. Finora il partito non ha ottenuto un sostegno popolare sufficiente da conquistare un numero maggiore di seggi. Alle elezioni parlamentari del 2018 la formazione ha ottenuto appena lo 0,5 per cento dei voti. Nel 2019 solo un candidato delle Farc ha vinto un’importante elezione municipale. Il mese scorso il partito ha cambiato nome: ora si chiama Comunes, per prendere le distanze dalla propria storia violenta.

Davanti a una decisione difficile
La sentenza della Jep metterà alla prova l’impegno degli ex guerriglieri per la pace. Se i leader delle Farc si dichiareranno innocenti “congestioneranno” la Jep, spiega Juana Acosta, che insegna all’università La Sabana di Bogotá e ha collaborato con il governo nella trattativa di pace. Il tribunale, infatti, sarebbe costretto a condurre un lungo processo, rinviando le sentenze su altri crimini. Inoltre, sottolinea Acosta, in questo modo sarebbe minata la riconciliazione con le vittime delle Farc, che dipende dall’ammissione di colpa da parte dei guerriglieri. Un rifiuto delle accuse rafforzerebbe i critici dell’accordo, che secondo l’analista Jorge Restrepo sono stati disorientati dalla sentenza.

La Jep dovrà affrontare una decisione difficile: i leader delle Farc condannati potranno conservare il loro seggio in parlamento? Permetterlo darebbe nuovi argomenti a chi critica il tribunale e farebbe arrabbiare molti colombiani. “La permanenza in parlamento delle persone responsabili per i rapimenti ci offende tutti”, sottolinea Restrepo. Allo stesso tempo allontanare i leader delle Farc dal congresso, la carica più alta a cui possono aspirare, significherebbe sabotare il partito Comunes e indebolire un pilastro dell’accordo di pace, ovvero il fatto che le Farc abbiano accettato di perseguire i loro obiettivi politici attraverso la via democratica e non con la violenza.

Nei prossimi mesi la Jep emetterà diverse sentenze su esponenti di medio livello che hanno avuto contatti diretti con gli ostaggi e con il reclutamento di bambini da parte delle Farc. Le sentenze potrebbero coinvolgere alcuni leader dell’organizzazione, compresi quelli che sono già sotto processo. Inoltre, prima della fine dell’anno, il tribunale potrebbe emettere una sentenza sul ruolo dello stato nello scandalo dei cosiddetti falsos positivos, quando i militari uccisero migliaia di civili dichiarando che erano guerriglieri morti in combattimento.

Se le sentenze saranno dure come quelle sui rapimenti, gli ex generali potrebbero ricevere le stesse condanne di Timochenko e degli altri leader delle Farc. Questo scenario cambierebbe l’opinione dei colombiani sull’offensiva di Uribe contro i guerriglieri. Oggi molti pensano che l’ex presidente abbia salvato il paese. Le decisioni future della Jep potrebbero aumentare le divisioni in Colombia. Tuttavia alla base dell’accordo di pace c’è l’idea che solo la verità possa guarire il paese e garantire che crimini di questo tipo non siano più commessi. Finora la Jep è stata all’altezza delle aspettative.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

L’originale di questo articolo è stato pubblicato dall’Economist.

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