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Anche in Kentucky i neri denunciano la violenza della polizia

Il 28 maggio, mentre l’attenzione del mondo era sulle proteste in Minneapolis per la morte di George Floyd, ci sono stati scontri anche a Louisville, in Kentucky. Sono stati sparati dei colpi di arma da fuoco e sette manifestanti sono rimasti feriti. Secondo le ricostruzioni fatte finora, non è chiaro chi sia stato a sparare. Il dipartimento di polizia sostiene che nessuno dei suoi agenti abbia aperto il fuoco.

Le persone scese in strada chiedevano giustizia per Breonna Taylor, un’operatrice sanitaria di 26 anni uccisa dalla polizia a marzo di quest’anno. Centinaia di persone hanno marciato per la città urlando “nessuna giustizia, nessuna pace, perseguire la polizia”.

Secondo i rapporti trapelati finora, Taylor è stata uccisa da alcuni agenti che partecipavano a un’operazione antidroga e hanno fatto irruzione nel suo appartamento. I poliziotti sostengono di aver bussato alla porta qualche minuto dopo la mezzanotte e avvertito che stavano per entrare. Una volta in casa qualcuno gli avrebbe sparato addosso, e loro avrebbero risposto al fuoco. Poco dopo l’incidente i tre agenti sono stati messi in congedo, ma nessuno di loro è stato incriminato.

La versione della famiglia di Taylor è completamente diversa. Kenneth Walker, il fidanzato della donna che era in casa al momento dell’irruzione, ha detto agli inquirenti di non aver sentito gli avvertimenti della polizia e di essersi spaventato quando la porta è stata buttata giù. Ha aggiunto di aver sparato perché era convinto che qualcuno stesse entrando illegalmente in casa. In una telefonata al 911 subito dopo la sparatoria, Walker ha detto all’operatore che “qualcuno ha buttato giù la porta e ha sparato alla mia ragazza”.

Una serie di elementi emersi nelle settimane successive ha fatto emergere dei dubbi sulla versione della polizia e sulla gestione del caso. All’inizio Walker è stato incriminato per tentato omicidio per aver sparato a un agente, poi la procura ha fatto cadere le accuse sostenendo di dover svolgere ulteriori indagini. La famiglia della vittima ha presentato una denuncia in cui sostiene che quando ha fatto irruzione nella casa della coppia la polizia aveva già arrestato i principali sospettati nell’indagine antidroga. Non sono stati trovati narcotici nell’appartamento.

Una versione confermata dalle inchieste del Louisville Courier-Journal, secondo cui quella notte gli agenti avevano seguito due uomini accusati di vendere droga fuori da una casa che si si trova a più di quindici chilometri dall’appartamento di Breonna Taylor.

“Tuttavia”, spiega il New York Times, “un giudice aveva concesso alla polizia un mandato per perquisire la casa della donna, secondo un detective usata per vendere droga. Il mandato prevedeva che i poliziotti potessero entrare in casa senza avvertire”. Secondo la denuncia presentata dalla famiglia, i poliziotti avrebbero sparato alla cieca almeno venti colpi. Ed è probabile che abbiano fatto irruzione nella casa sbagliata.

A far aumentare i sospetti c’è il fatto che qualche giorno fa il sindaco di Louisville ha annunciato che Steve Conrad, il capo del dipartimento di polizia – accusato dagli attivisti di aver coperto gli agenti – andrà in pensione alla fine di giugno del 2020.

L’avvocato della famiglia di Taylor è Ben Crump, che ha rappresentato le famiglie di Trayvon Martin, un ragazzo ucciso da una guardia di sicurezza nel 2012, e di Ahmaud Arbery, inseguito e ucciso a febbraio del 2020 in Georgia da due uomini bianchi.

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