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Mozart: il gruppo militare che non combatte in Ucraina

Andy ​Milburn (a destra) osserva un’esercitazione del gruppo Mozart nella regione di Donetsk, nel Donbass ucraino, 27 luglio 2022. (Ed Ram, Guar​dian/Eyevine/Contrasto)

Una polvere bianca aleggia nella strada vuota e così dritta da sembrare disegnata con un righello. Nonostante la notte, il caldo schiaccia tutto e sembra di essere in un film western. In realtà si tratta di una piccola città nella regione di Donetsk, nel Donbass ucraino, non lontano dalla linea del fronte della guerra contro le truppe russe.

In mezzo agli edifici bassi si trova un albergo, quel genere di struttura a gestione familiare con tende ondulate, a cui la guerra conferisce un’aria bizzarra e
inappropriata. Un bombardamento vicino, poco prima di mezzanotte, fa uscire in strada i pochi clienti: personale umanitario internazionale, inviati speciali o soldati in licenza. Tra loro, una piccola squadra decide di prestare i primi soccorsi: è il gruppo Mozart, un’azienda militare privata (Cmp) statunitense formata da circa trenta volontari. Tutti veterani di truppe d’élite.

“Facciamo qui il lavoro che Washington non può fare. Il Pentagono si discolpa dicendo che non ha nulla a che fare con noi. E ha ragione, è la pura verità”, spiega Andy Milburn, colonnello statunitense in pensione dopo 31 anni nei marines, e fondatore del gruppo. Dopo il 2001, le aziende militari private si sono moltiplicate nei paesi a rischio, dall’Iran al Mali. Ma in Ucraina il gioco di Mozart potrebbe rivelarsi ancora più rischioso.

Mozart contro Wagner
Il giorno dopo l’allarme, Andy Milburn e la sua squadra partono in missione per Zaitseve, un villaggio nel bel mezzo dei combattimenti, dove alcuni abitanti si ostinano ancora a vivere. A ogni posto di blocco, gli uomini di Mozart distribuiscono due lattine di bibite gassate. Rientra nel loro stile. Stavolta sono in sei, a bordo di due fuoristrada, “per non mettere tutti nella stessa vettura, se fosse colpita”.

Perlopiù di origine anglosassone, gli uomini di Mozart hanno fra i trenta e i 45 anni. Desbs è l’unico francese: un bretone che ha trascorso tre anni con le forze speciali. Inizialmente aveva deciso di unirsi alla brigata internazionale dopo un appello del presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyj. Una volta sul posto, ha avuto qualche esitazione: molti novizi tra le reclute e un impegno obbligatorio di sei mesi. Alla fine Debs è entrato in Mozart, in virtù di contratti più flessibili e di colleghi che gli assomigliano. “Ho la salute e le capacità: non avrei più potuto guardarmi allo specchio se fossi rimasto sul divano a guardare”, dice. Un altro volontario ha spiegato di voler “aiutare persone che hanno il mio stesso nemico: i russi”. Nessuno di loro desidera rivelare la propria identità.

Fin qui Mozart sembra il classico esempio di azienda di sicurezza. Ce ne sono 1.500 nel mondo, secondo un rapporto parlamentare francese del 2012. È la scelta del nome, forse, che rivela involontariamente la pericolosa ambiguità della situazione in Ucraina. Mozart voleva essere un riferimento ironico a Wagner,
il battaglione privato russo che vanta una pessima reputazione. L’ammiccamento era allettante, Mozart contro Wagner, in prospettiva avrebbe fatto parlare molte persone. Oggi però Milburn rimpiange la scelta del nome.

Nessuno degli uomini di Mozart porta con sé un’arma e se prendono parte ai combattimenti sono costretti a lasciare il gruppo

Sotto l’etichetta generica di Cmp coesistono realtà molto diverse. Da un lato, c’è il gruppo russo ribattezzato “esercito segreto di Putin” con i suoi mercenari ultraviolenti che partecipano ai combattimenti; come faceva l’azienda statunitense Blackwater in Iraq. Mozart, invece, sostiene di effettuare missioni
strettamente umanitarie e di formazione. “Se qualcuno dei nostri uomini si trovasse coinvolto in prima persona nei combattimenti, dovrebbe lasciare Mozart”, dice Milburn. Nessuno dei membri del gruppo porta con sé un’arma.

Prima tappa: Bakhmut, una città sotto tiro che i russi stanno rosicchiando ogni giorno di più. Per strada una donna trascina un bottiglione d’acqua in un passeggino, un giovane chiede del cibo. Vicino al mercato, anch’esso bombardato, una dozzina di soldati del 72º reggimento ucraino fanno la guardia. Hanno vent’anni o poco più, e hanno già visto morire la maggior parte dei loro amici e compagni.

Un uomo di Mozart si fa avanti: “Le interesserebbe un addestramento militare?”. Il tono è accattivante, a metà tra il compagno di reggimento e il venditore ambulante. Il corso è gratuito, dieci giorni intensivi su come maneggiare le armi e sulla tattica, in una struttura privata, con risultati “spettacolari”. Le registrazioni si fanno sul posto, direttamente, senza passare dal ministero della
difesa ucraino. In generale, ogni sessione riunisce una quarantina di soldati: dovrebbero essere almeno il doppio, ma nessun comandante ucraino può permettersi di toglierne così tanti dal fronte nello stesso momento.

“Qui le cose funzionano al contrario: spesso addestriamo le persone dopo che hanno già combattuto, non prima”, dice meravigliato un volontario di Mozart. Questo addestramento è la principale missione rivendicata dal gruppo in Ucraina: secondo Andy Milburn in quattro mesi ci sono passati 2.500 soldati. All’inizio dell’invasione russa, nel marzo 2022, l’ex colonnello era rimasto sbalordito dalla mancanza di addestramento delle truppe. All’epoca, Milburn era venuto a respirare l’aria di guerra come “giornalista freelance”, dice. Sotto la penna, è presto riemerso il vecchio soldato. Milburn ha creato la sua Cmp “grazie a donazioni private raccolte su internet”, perlopiù statunitensi, di persone che desiderano rimanere anonime.

Quando la Russia ha invaso l’Ucraina a febbraio, Washington ha rapidamente evacuato i circa cento consiglieri militari dislocati nel paese. Sebbene l’assistenza statunitense continui attraverso la fornitura di armi e logistica, la Casa Bianca sta facendo tutto il possibile per evitare un confronto diretto tra Nato e Russia. I cittadini statunitensi sono incoraggiati a lasciare l’Ucraina e il Pentagono nega qualsiasi legame con Cmp, Mozart o gruppi simili.

Ma la prospettiva di una spirale di tipo vietnamita inquieta gli Stati Uniti. Durante la guerra fredda, Washington si era gradualmente lasciata coinvolgere nel conflitto, anche se la sua ambizione iniziale era solo quella di “consigliare” e “armare” il Vietnam del sud. All’epoca, gli istruttori statunitensi intervennero in uniforme militare, a differenza delle odierne Cmp in Ucraina.

Arginare la guerra
Approfittando della loro presenza, Mosca ribadisce che la Nato – contrariamente a quanto dichiara – ha effettivamente inviato uomini sul campo, e Putin accusa gli Stati Uniti di prolungare il conflitto. “Sono sicuro al 250 per cento che statunitensi e britannici stiano sparando con i lanciarazzi americani Himars”, ha dichiarato il capitano di riserva Vladimir Yeranosyan sul sito Ukraina.ru (una filiale del canale ufficiale russo Rossiya Segodnya), come se stesse cercando modo per infiammare ulteriormente il conflitto.

I due fuoristrada del gruppo Mozart sono appena arrivati nel villaggio di Zaitseve.
Quando sentono il rumore dei motori, gli ultimi abitanti escono dalle cantine e dai rifugi – sono una manciata in tutto – per radunarsi intorno ai sacchi di provviste scaricati dai volontari. Missione umanitaria, stavolta. Qui non c’è più
acqua, non c’è più elettricità, non ci sono più rifornimenti. “Perché non ve ne andate?”, dice Yuri, il traduttore di Mozart. Una donna con una maglietta di Guerre Stellari alla fine risponde: “Sono ancora in debito con i miei suoceri”.

E se i Mozart si trovassero improvvisamente faccia a faccia con i Wagner o con altri combattenti filorussi? L’idea che la loro presenza, anche se disarmata, possa far precipitare la guerra in un’altra dimensione li sconvolge. Al contrario, si considerano un argine: l’addestramento dei soldati ucraini contribuirebbe, dal loro punto di vista, a placare l’aggressività di Mosca. E piuttosto che il Vietnam, alcuni di loro citano la seconda guerra mondiale. “In futuro ci sarà rimproverata la nostra prudenza. Ci diranno: ‘Perché non avete fatto di più?’. La storia ci giudicherà”, dice uno di loro.

In lontananza, la sagoma nera di una fabbrica in rovina taglia in due l’orizzonte. Sulla via del ritorno, le auto crivellate di colpi di arma da fuoco davanti alle quali passiamo sono tante quante i veicoli in circolazione. A uno dei posti di blocco, i Mozart non si fermano. È stato appena bombardato.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano francese Le Monde.

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